Arrivano gli annusatori: girano a caccia di puzze

Per un mese faranno da sentinelle che stanano i miasmi. Sono volontari, ma spesso il naso è strumento di lavoro

Arrivano gli annusatori: girano a caccia di puzze

Ravenna Nasi che camminano a caccia di puzze. Li ha ingaggiati in Romagna l'Agenzia regionale per l'ambiente, per riuscire dove la tecnologia è fallita. Computer e attrezzature sofisticate, hanno dovuto ammettere gli esperti della Regione, sono in grado di rilevare l'intensità dell'olezzo, non la sua qualità. Insomma, per una macchina misurare il vigore aromatico di un dopobarba o quello nauseabondo di una fogna non fa differenza. Per un uomo no. Per snidare le emissioni che sfuggono alla tecnica, allora, niente di meglio che impiegare bracchi umani. Allevati in casa tra irriferibili vapori di cucina e d'altri indicibili luoghi. Pianificata nei dettagli l'operazione: le zone interessate, Marina di Ravenna e Porto Corsini, sono state suddivise in decine di rettangoli. Ognuno di essi verrà affidato a una sentinella odorigena, che per un mese girerà in lungo e in largo pronta a dare l'allarme all'Arpa per stanare la fonte dei miasmi.

S'andrà avanti da metà maggio a giugno, contando su una trentina di volontari. Non prenderanno stipendio e forse neppure rimborsi spese per quello che, comunque, sta diventando un mestiere. Olanda e Germania hanno fatto da apripista, l'Italia s'è subito messa in scia. Tanto che in diversi progetti la figura dell'annusatore è stata istituzionalizzata e subito ribattezzata, secondo il vezzo italico dell'esterofilia, in inglese: sniffer. Ai camminatori dall'odorato fine si era rivolto già Nichi Vendola nel 2013, da presidente della Regione Puglia, per misurare i fumi dell'Ilva. E così anche altrove: a Cervia, a Champorcher (nel Canavese) o a Milazzo. Qui, ad esempio, Arpa e Università di Bari hanno varato «Odorprep», per monitorare in tempo reale le immissioni in atmosfera contando sul fiuto degli sniffer, trasformati in robot dal naso umano: a ogni sfiato sospetto, una segnalazione in centrale mediante telefonino, utilizzando un'apposita applicazione creata per l'occasione. Tutti in strada, con aria vaga e innocente, pronti a fiutare gas e tanfi vari, come un cane punta i tartufi. Una dote naturale, che per molti in campi dove l'odore si fa fragranza è diventata fonte di reddito. Se negli Stati Uniti l'ufficio di annusatore (ma d'ascelle) garantisce uno stipendio annuo di 35mila dollari a segugi a due zampe presi a guinzaglio dalle aziende di deodoranti, nel Vecchio Continente si va sul classico. In Francia esistono scuole abilitate a rilasciare l'ambitissima patente di parfumeur. Più che un diploma professionale, un titolo d'artista: chi può fregiarsene finisce a lavorare per i grandi marchi della profumeria. Ottenendo in cambio contratti ça va sans dire profumatamente remunerati. In Italia, invece, la dote frutta e bene nel campo dell'agroalimentare. Nel settore olivicolo, dove la contraffazione è sempre in agguato, ricercatissimi sono i sensitivi dell'olfatto: basta una sniffata per smascherare morchia, muffa o umidità. Sempre meglio, molto meglio, che essere sbattuti in Antartide a raccogliere fiocchi di neve in provetta o a collaudare preservativi in solitudine: la graduatoria dei mestieri più assurdi del Belpaese non risparmia sorprese. Ma per gli annusatori di professione l'orchestra della vita suona un'altra musica.

Per loro, sull'Olimpo dell'effluvio, l'unico nemico dichiarato è il raffreddore. Come nella trama scritta da Orson Welles per gli alieni invasori, buscarselo vuol dire rinunciare ai sogni. Di fama, di gloria, di conquista. E nessuno che ti allunghi un fazzoletto per consolarti.

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