Asia Argento: Weinstein mi stuprò

Anche l'attrice italiana tra le artiste che denunciano il produttore

Luciano Gulli

Una volta, di uno che avesse uno spiccato trasporto per l'altro sesso (eufemismo) si diceva che era «fissato» con «quella cosa lì». Che ce l'aveva proprio stampata nella testa; anzi, nel centro della testa. Uno dei più famosi «fissati» di cui si sono occupate le cronache in tempi recenti è stato Dominique Strauss-Kahn, 68 anni, ex direttore del Fondo monetario costretto alle dimissioni sei anni fa dopo essere stato arrestato a New York per le accuse di stupro di una cameriera d'albergo, svaporate strada facendo. Altro grande puttaniere ed è notizia di questi giorni- è (stato?) Harvey Weinstein, uno dei più potenti produttori cinematografici ebrei che hanno in mano le chiavi di Hollywood, collezionista di successi come Gangs of new York e The Artist. Travolto dallo scandalo dopo le rivelazioni del New York Times, che ha sciorinato una lunga teoria di molestie sessuali da lui perpetrate nel corso di tre decenni, l'orrendo panzone americano sposato, due figli - è stato licenziato in tronco da suo fratello Bob che insieme con Tarak Ben Ammar e altri due paperoni dirigono quella formidabile macchina da guerra cinematografica che si chiama Weinstein Company. Un'officina di successi planetari (i Weinstein sono stati i fondatori della Miramax) tra i quali Shakespeare in Love, Genio Ribelle, e Il discorso del re. Dove ha lavorato anche Malia Obama, la figlia dell'ex presidente Barack, prima di andare ad Harvard.

Weinstein si è scusato, ha annunciato che prenderà una pausa di riflessione (mentre la moglie prenderà un paio di avvocati, si prevede) e cercherà uno psichiatra «per curarsi». Ma le scuse non sono bastate a evitargli la gogna in cui l'ha piombato il New York Times facendo nomi e cognomi di sue dipendenti e di attrici famose che dipingono il produttore come un molestatore seriale. Ci sono Rosanna Arquette e Mira Sorvino e persino due star come Angelina Jolie e Gwyneth Paltrow, che avrebbe confessato la tentata violenza all'allora fidanzato Brad Pitt. Tra le gag di Weinstein, famosa quella del panzone che invita le attrici nella sua camera d'albergo al «Peninsula» di Beverly Hills, si presenta in accappatoio e chiede un massaggio Col sottinteso che se sei brava avrai successo. In caso contrario, passi lunghi e pedalare, anche se sei da Oscar. La stessa scena che anche la nostra Asia Argento ha descritto in una intervista al New Yorker accusando il produttore Usa di averla violentata. Sesso inteso come epifania del potere, perpetrato sul filo della rapina e del ricatto. Weinstein come Strauss-Khan. Stesso stile, a giudicare dai racconti che a suo tempo fecero le signore insolentite dal potente direttore del Fmi.

Uno Strauss-Khan - guarda le coincidenze della vita - di cui si torna a parlare proprio in queste ore per via del suo quarto matrimonio a Marrakech - con la marocchina Myriam L'Aouffir, ex responsabile della comunicazione di France Televisions. È l'autunno dei grandi puttanieri. Ci mancava solo una storia in Technicolor, firmata dalle donne. Ora c'è. E alla fine del copione (uno come Weinstein avrebbe dovuto immaginarlo) c'è scritto: The End.

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