Asse Draghi-Colle-Bankitalia. "Ottimismo e unità nazionale"

Il premier scende in campo e sveste i panni del tecnico: via all'operazione-fiducia, così si favorisce il rilancio

Asse Draghi-Colle-Bankitalia. "Ottimismo e unità nazionale"

Lunedì il governatore di Bankitalia. Ieri, a stretto giro e quasi in sincrono, il capo dello Stato e il presidente del Consiglio. Il messaggio che arriva dai vertici delle istituzioni - anticipato di 24 ore dal governatore Ignazio Visco che sul tema è, evidentemente, competente per materia - è di grande ottimismo per il futuro. E se il numero uno di via Nazionale, come è giusto che sia, si limita a citare gli indicatori economici che parlano di un'Italia «in ripresa» (grazie a una «domanda robusta» e un «Pil in crescita»), Mario Draghi sceglie per la prima volta di parlare non da tecnico ma da politico a tutto tondo. In visita prima al Tecnopolo di Bologna e poi al distretto della ceramica del Modenese - due eccellenze del Paese - il premier abbandona infatti l'approccio pragmatico che ha contraddistinto i suoi interventi pubblici e le sue conferenze stampa in questi primi mesi a Palazzo Chigi. E spinge sull'acceleratore dell'ottimismo, cercando di imprimere fiducia sia alle imprese che ai lavoratori/consumatori. D'altra parte, non è un mistero che in alcuni momenti chiave la ripresa sia anche legata al dato psicologico, alla percezione che si ha delle cose. Veicolare la convinzione diffusa che la crisi sia ormai alle spalle e che la strada sia in discesa, insomma, è uno degli ingredienti principali della ripresa. Lo sa benissimo Draghi, che sparge ottimismo come mai aveva fatto prima. «Oggi siamo in un luogo di lavoro, di produzione, di successo. È da qui che vogliamo partire per entrare insieme in questa stagione di ripresa e renderla duratura e sostenibile. Perciò serve un'Italia unita nel desiderio di tornare a crescere e credere nel suo futuro», dice a Spezzano di Fiorano, in provincia di Modena. Cita esplicitamente le parole di Visco e i dati dell'Ocse che «ha appena rivisto al rialzo le previsioni per l'Italia». Per poi usare toni da motivatore, da propaganda potrebbero dire i detrattori. «L'impressione che ho avuto in questi pochi minuti passati insieme è di un sollievo, un entusiasmo e una voglia di sprigionare energie produttive e imprenditoriali», dice. E ancora: «Ora arriva una fase nuova, di ripresa e fiducia, verso un Paese più giusto e moderato». Infine, l'appello all'unità nazionale, il primo - almeno in maniera così esplicita - che si concede il presidente del Consiglio. «Serve - spiega - un'Italia unita nel desiderio di tornare a crescere e credere nel futuro». Vola alto l'ex numero uno della Bce, ma è difficile non pensare che le sue parole siano rivolte anche alle beghe interne alla maggioranza, che ormai da settimane va discutendo su diversi fronti. Ultimi, ma solo in ordine di tempo, quelli aperti dal segretario del Pd, Enrico Letta, sulle tasse e dal leader della Lega, Matteo Salvini, sulla giustizia (con la campagna referendaria).

Parole - per usare un eufemismo - quasi sovrapponibili a quelle di Sergio Mattarella. Che proprio ieri, in un messaggio indirizzato ai prefetti, ha esortato il Paese a «fare rete». La ripresa, spiega il capo dello Stato, dipenderà dal «contributo di tutti». D'altra parte, che Mattarella e Draghi siano in contatto continuo e che condividano un comune sentire non è certo un mistero per nessuno. Ed è difficile non vedere un nesso tra l'asse Quirinale-Palazzo Chigi - che si è pubblicamente rinsaldato ieri - e le parole pronunciate dal governatore Visco lunedì. Quando, parlando della «formidabile sfida» che il Paese ha davanti, ha ricordato come «siamo tutti chiamati a far sì che cresca e sia diffuso il benessere» e che «siano adeguatamente protetti coloro che più saranno colpiti».

Insomma, tre discorsi che - in sole 24 ore - hanno il comune denominatore dell'ottimismo, della fiducia nel futuro e dell'unità del Paese per affrontare la sfida comune.

D'altra parte, per dirla con le parole del presidente della Repubblica, il «buon esito» di questo percorso di uscita dalla crisi «dipenderà dalla complessiva capacità di far rete delle componenti istituzionali e della società civile».

Le prime hanno già dato un segnale inequivocabile.

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