Assegni, uscita e contributi: ecco le pensioni dopo il Def

Nella manovra ci saranno diverse novità che riguardano i pensionati e chi vuole lasciare il lavoro: cosa cambia

Assegni, uscita e contributi: ecco le pensioni dopo il Def

Le pensioni stanno cambiando in modo radicale. Il provvendimneto inserito nel Def di fatto è propedeutico ad un totale superamento della riforma della Fornero. Il cambiamento del sistema previdenziale è certamente uno dei punti più discussi nella nota di aggiornamento varata in Consiglio dei Ministri e rappresenta una voce di spesa importante nella legge di Bilancio che toccherà quota 2,4 per cento nel rapporto deficit/Pil. Le nuove regole per l'uscita dal lavoro potrebbero fissare la quota 100 a 62 anni. Bisogna capire ancora quali saranno i paletti appplicati. Gli anni di contribuzione minima dovrebbero essere 41 e mezzo e l'età non dovrebbe essere inferiore a 62 anni. L'ipotesi più accreditata prima del Def prevede una asticella a 64 anni. Prima del varo della manovra, il governo dovrà definire proprio questi paletti per individuare il costo effettivo della riforma. Il provvedimento potrebbe interessare tra i 220mila e i 400mila lavoratori. Il presidente dell'Inps, Tito Boeri ha già attaccato la riforma voluta dall'esecutivo e ha fatto scattare l'allarme sulla sostenibilità del nuovo sistema definendo la scelta del governo "iniqua e irresponsabile".


Ma sul piano previdenziale non è questa l'unica novità. Come ha annunciato il vicepremier Di Maio da gennaio le pensioni minime potrebbero arrivare a 780 euro grazie al taglio delle pensioni d'oro. Proprio l'introduzione delle pensioni di cittadinanza era stata fortemnete criticata dall'esperto previdenziale vicino alla Lega, Alberto Brambilla. Di fatto però l'aumento delle minime ci sarà e sarà accompagnato come abbondantemente annunciato nelle scorse settimane con la sforbiciata sugli assegni sopra i 4500 euro con lo la barriera di salvaguardia fissata a 90mila euro complessivi di reddito. Prima degli aumenti dunque arriveranno i tagli che saranno articolati soprattutto sull'età anagrafica dell'uscita dal lavoro. Infatti il sistema prevede un taglio per ogni anno di anticipo sulla pensione rispetto all'età fissata secondo le norme. Un anno di anticipo potrebbe valere dallo 0,5 all'1,5 per cento in meno sull'assegno. Anche su questo tema così delicato il governo docrà offrire maggiori dettagli.

Inoltre dovrà definire se verranno tagliate le pensioni dirette o anche quelle di reversibilità. Da gennaio dunque per pensionati ci saranno grossi cambiamenti e una nuovo sistema previdenziale con cui misurarsi. Bisognerà attendere le cifre esatte per capire quanto si perde (o si guadagna) sull'assegno.

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