Chicco Testa, 72 anni, ex ragazzo d'oro tra i giovani comunisti di D'Alema, negli anni 80, poi fondatore di Legambiente, poi deputato del Pci, dirigente d'azienda e già Presidente di Enel.
Tre giorni fa è stato assolto in un processo presso la Corte dei Conti. Può spiegarci di che cosa si è trattato?
«La fine di un incubo per me, sfortunatamente non per altri, con richieste milionarie nei confronti di decine di indagati. L' oggetto era una transazione che fu fatta nel 2014 fra Roma Metropolitane, la società del Comune di Roma incaricata di realizzare la linea C della metropolitana, e il consorzio di imprese che aveva vinto la gara. Da notare che io avevo lasciato la società nel 2019, ben 5 anni prima, e che la transazione, secondo me per altro perfettamente legittima, è stata il risultato del lavoro di accertamento di una commissione, presieduta da una magistrata della stessa Corte dei Conti, naturalmente mai portata in giudizio, guarda caso, e poi approvata da numerosi altri organi comunali e statali».
E come si è concluso il processo?
«Possiamo tranquillamente dire che per chi ha promosso il giudizio, il Procuratore Crea, si è trattato di un completo fallimento. Aveva avanzato richieste per far pagare agli indagati un presunto danno patrimoniale di 160 milioni di euro, e la Corte ne ha riconosciuti il 2%, pari a circa 3 milioni. Basterebbe questo per dimostrare la completa infondatezza di tutto l'impianto accusatorio. Diciamo che si è voluto dare un contentino al Procuratore per non dichiarare totale fallimento. Se facciamo i conti dei costi sostenuti fra indagini, sequestri, tempo, spese legali, gli atti sono arrivati a 450.000 pagine di documenti, che credo nessuno abbia letto interamente, ci vorrebbero doti sovraumane, 10 anni di interrogatori, memorie, udienze, le spese superano di gran lunga i 3 milioni della sentenza. Inoltre in nessun caso è stato dimostrato il dolo, ma solo la colpa per non avere rispettato, secondo la Corte, tutte le disposizioni di legge.
Mi risulta che anche la Procura di Roma abbia avviato un' inchiesta nel 2018 per poi abbandonarla per mancanza di qualsiasi serio indizio. E per gli altri imputati come è andata?
«Mi faccia dire innanzitutto che sono sicuro dell'assoluta buona fede di tutti coloro che in modi e con responsabilità diverse sono stati coinvolti in questa transazione. Questo tipo di processi non si svolge basandosi su ricerca di prove certe ma su interpretazioni di norme fra di loro contraddittorie e già di difficile lettura. Quindi c'è un'enorme discrezionalità contro la quale non ti puoi battere. Quel che so è che a Roma Metropolitane, la società del Comune di Roma che aveva la responsabilità dell'appalto, abbiamo fatto i salti mortali, si lavorava talvolta fino a mezzanotte, per mandare avanti i cantieri, con dedizione totale. Le persone di Roma Metropolitane che sono state condannate erano in prima linea e hanno lavorato senza risparmiarsi».
Che ne pensa delle pene che sono state erogate ad altri imputati?
«Trovo incredibile e scandaloso che siano state inflitte pene che in alcuni casi superano i guadagni di tutta un vita. Praticamente la vita delle persone viene rovinata. E tutti hanno solo la colpa di avere servito con onestà le istituzioni pubbliche».
Hanno fatto degli errori?
«Non credo, ma anche se cosi fosse, nessuno li ha accusati di avere agito in malafede o di avere ricevuto compensi economici non legali».
Lei personalmente che lezione ne ha tratto?
«Tornassi indietro non accetterei più quell' incarico. Questo processo mi ha tolto il sonno e quando ti capita sei da solo, nessuno ti mostra la minima solidarietà. I servitori dello stato sono lasciati completamente soli. Forse Nordio dovrebbe dare un' occhiata seria anche a questo tipo di processi. Si parla molto dei processi penali, ma questi possono fare danni molto maggiori e hanno un livello di discrezionalità enorme. Non è nemmeno possibile il ricorso in Cassazione».
Cambiamo discorso. Lei è stato uno dei fondatori di Legambiente ed oggi è schierato a favore del nucleare. Che cosa le ha fatto cambiare idea?
«Intanto mi faccia dire che ha fatto benissimo Pichetto Fratin a riaprire la questione. Tenga duro. All'epoca dei movimenti antinucleari non c'era all'orizzonte quello che poi è diventato il problema ambientale maggiore: il riscaldamento climatico.
Pensare di fronteggiarlo solo con le rinnovabili rinunciando all'unica fonte di energia elettrica potente e continua e senza alcun emissione è completamente illusorio. Gli ambientalisti più seri lo sanno benissimo. Ma molti ambientalisti italiani sembrano esclusivamente interessati a fare lobby a favore delle rinnovabili».
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