Astuzia, disciplina e lo sfottò che va a segno. Trump vince da "statista". E la Borsa fa festa

Il tycoon tra fake news e pochi eccessi. Al rivale: "Non ho capito cosa ha detto, e neanche lui". I mercati lo premiano

Astuzia, disciplina e lo sfottò che va a segno. Trump vince da "statista". E la Borsa fa festa
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Concentrato, disciplinato, reattivo, implacabile. Scomodando dei paragoni calcistici, la performance di giovedì sera di Donald Trump ha ricordato la migliore Italia di Bearzot, o quella di Lippi: impenetrabile in difesa, spietata in attacco. Poco importa, come hanno lamentato i media liberal Usa - che pure hanno riconosciuto il «disastro» di Joe Biden - che il tycoon abbia proposto un campionario di «bugie e esagerazioni», di fronte ai «fatti e alle cifre» elencati (molto confusamente) dal presidente. Un sondaggio «alla cieca» di YouGov mostra che la maggioranza degli americani preferisce le proposte politiche di Biden a quelle di Trump. L'instant poll realizzato dalla Cnn giovedì sera tra un gruppo di elettori che avevano invece assistito alla sfida, ha assegnato al 67% la vittoria al tycoon.

Anche Wall Street, all'indomani, ha reagito positivamente all'ipotesi concreta di un ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Quel che contava nella serata di Atlanta non era il messaggio, ma il messaggero. E Trump ha surclassato il suo avversario in ogni zona del campo, gli appena tre anni di differenza tra i due (78 a 81) sono apparsi molti di più. Il format della sfida, in apparenza penalizzante, ha finito per favorirlo. Assenza di pubblico in sala, tempi contingentati, microfoni silenziati dopo le risposte. E poi lo «split screen» della Cnn, che durante le risposte di Biden mostrava un Trump attento, a volte con un ghigno sarcastico, ma mai scomposto. Viceversa, l'anziano presidente appariva stanco, la bocca aperta, lo sguardo assente.

Il tycoon, che si era preparato al dibattito andando in giro per comizi, aveva riconosciuto di avere «fatto un casino» nella precedente sfida tv del 2020 con Biden, alla quale si era presentato troppo carico. Le intemperanze verbali gli erano costate care, alienandogli voti preziosi. Stavolta, è apparso in assoluto controllo del match, comprendendo che la tattica migliore per vincere la partita era lasciare campo all'avversario, in modo che si auto consumasse sotto il peso delle sue stesse debolezze. Il tycoon ha atteso il suo turno di risposta, ha eluso le domande scomode (quelle sul 6 gennaio, ad esempio), ha risposto in maniera «trumpiana» a quelle più favorevoli (immigrazione e inflazione), ha negato l'evidenza («non ho fatto sesso con una pornostar»), ha perfino sparigliato su due dei terreni più scivolosi, aborto e Ucraina. «Non bloccherò la pillola abortiva», ha promesso. I termini di Vladimir Putin per la pace in Ucraina «sono inaccettabili», ha detto.

Sul taccuino, rimangono impressi altri due-tre momenti memorabili. «Non ho capito cosa ha detto, e credo neanche lui», la replica a uno dei passaggi più confusi di Biden. «Mi sento in gran forma, come 20-30 anni fa. Sono pronto a fare un test cognitivo, anche lui dovrebbe farlo». E poi, «non comportiamoci da bambini» a mettere fine a un imbarazzante battibecco innescato da Biden sulle rispettive abilità a golf.

Il giorno dopo, Trump ha escluso una sostituzione in corsa di Biden da parte dei Democratici: «Sarà lui il candidato». Se Trump era il migliore avversario possibile per l'anziano presidente, ora i ruoli si sono ribaltati.

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