Atene - Troika addio ma dopo 300 miliardi di prestiti e sette tagli a stipendi e pensioni non tutti in Grecia festeggiano. Ufficialmente da oggi Atene è fuori dal protettorato dei creditori internazionali, per ricominciare a finanziarsi autonomamente sul mercato, ma dopo gli annunci syrizei sulla svolta restano le macerie nel paese, con le libere professioni in apnea e in pratica solo il turismo a trainare il pil.
In cambio dei tre memorandum del 2010, 2012 e 2015 (quest'ultimo dopo la vittoria elettorale di Tsipras) la Grecia ha dovuto affrontare un pacchetto di cento riforme che, se da un lato hanno indirizzato il paese sui binari europei, dall'altro hanno tagliato del 50% settori nevralgici come sanità, welfare e istruzione, come dimostra il dato che vuole un terzo dei cittadini sotto la soglia di sopravvivenza, accanto al tragico crollo di un quarto del pil ellenico e alla massiccia emigrazione di medici, architetti e ingegneri verso Svezia, Germania e Australia. Numeri che si mescolano all'altra grande partita che si è giocata parallelamente nell'Egeo: quella delle privatizzazioni. In un primo momento Alexis Tsipras aveva garantito, come da indicazione del memorandum, di ottenere almeno 50 miliardi di euro dalla cessione di utilities e «gioielli di famiglia». Ma, complice la fretta di monetizzare e la tempistica di chi ha fiutato l'affare, fino ad ora in cassa se ne contano solo una decina. Qualcuno parla di svendita a proposito di dodici aeroporti regionali, compresi quelli di alcune prestigiose isole, ceduti a soli 2 miliardi al colosso tedesco Fraport. Oppure dell'hub containers del Pireo, su cui da tempo i cinesi di Cosco avevano puntato, mentre il porto di Salonicco è finito ad un consorzio francotedesco guidato dall'oligarca ellinorusso Ivan Savvides, già deputato alla Duma e con buone entrature al Cremlino. Anche gli italiani di Ferrovie dello Stato vi hanno preso parte, acquisendo le ferrovie di Treinose compresa la zavorra dei 300 milioni di passività, con due Frecciargento in procinto di essere inviati in Grecia per coprire la tratta Atene-Salonicco.
Un quadro a cui vanno sommati altri due elementi significativi che incidono non poco nelle sorti complessive del paese, la geopolitica e il dossier idrocarburi. Da piùdi un anno il Pentagono ha deciso per il disimpegno dalla base turca di Incirlik, da compensare con nuove installazioni in Grecia: Souda bay a Creta per i sottomarini, Larissa dove sono giunti i primi F22 Raptor per l'aeronautica, Salonicco e un atollo disabitato nell'Egeo per la marina. Un passaggio particolarmente caldeggiato dal presidente Trump che ha tra i suoi grandi elettori alcuni esponenti della comunità greca d'America, popolata da armatori e banchieri.
Ma il tutto è legato a doppia mandata al convitato di pietra del prossimo decennio: il gas presente copioso nel Mediterraneo orientale, con Atene a fare da snodo per i nuovi gasdotti come Tap e Eastmed e Ankara in perenne opposizione. Exxon e Total si sono aggiudicate già la possibilità di perforare nell'Egeo alla ricerca di petrolio e gas. Le stesse che erano state minacciate a Cipro dalla marina turca.twitter@FDepalo
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