Atene, via i greci indigenti: spazio alla nuova moschea

Un corteo occupa l'area destinata dal governo Tsipras al culto islamico: qui serviva un ostello

Atene, via i greci indigenti: spazio alla nuova moschea

Atene Al posto di un dormitorio per famiglie greche indigenti, una nuova fiammante moschea. Ad Atene ieri i cittadini che si sono permessi di protestare per la mossa del governo Tsipras, quantomeno azzardata visti i tempi di vacche magre, hanno ricevuto in cambio lacrimogeni e manganelli dalla polizia.

Si erano posizionati nel quartiere Botanikos, per un corteo pacifico, con un unico obiettivo: far capire che non è più tempo per regali e concessioni, e quel fazzoletto di terra di proprietà del Comune di Atene andava destinato ad un ostello per greci in difficoltà. Per queste ragioni hanno occupato simbolicamente il sito che invece il governo Tsipras, che già ha mille problemi economici (e di rimpasto atteso per oggi) e con la troika in arrivo per l'ennesima verifica sui conti, ha pensato di destinare alla costruzione di una moschea forse per ingraziarsi chi, da oriente, sta guardando alle privatizzazioni elleniche. Invece, protestano le associazioni che hanno animato il corteo, quel sito appartiene al Comune e si potrebbe usare per i cittadini greci in difficoltà, anziché regalarlo ai musulmani.

La replica delle forze dell'ordine alla marcia pacifica è stata con gas lacrimogeni forse perché, dice qualcuno, l'occupazione era stata promossa anche da alcuni esponenti di Alba dorata, il partito di destra nazionalista che da sempre promuove eventi solidali per i nuovi poveri greci e che negli ultimi anni ha realizzato, soprattutto nella capitale ellenica, una serie di servizi sociali: come il tutoraggio per anziani in difficoltà con la tecnologia, perché obbligati per legge dopo il memorandum ad avere un bancomat; varie raccolte di alimenti e indumenti per poveri greci; e campagne solidali per diffondere prodotti made in Greece.

I promotori del corteo rifiutano accuse di intolleranza e razzismo, ma puntano il dito su tre fatti che si sono verificati nel Paese nell'ultimo lustro. In primis la crisi economica che ha falcidiato il ceto medio con, secondo gli ultimi dati di Unicef, 600mila bambini che vivono al di sotto della soglia di povertà e con il prepotente ingresso fra i nuovi poveri di commercianti e imprenditori, molti dei quali hanno scelto la strada del suicidio nel silenzio dei media. In secondo luogo l'incubo terrorismo, con i rischi legati al proselitismo ed alla radicalizzazione che implica l'apertura di una moschea senza paletti normativi. Non va dimenticato che ad Atene è già attiva una cellula dell'Isis che falsifica i passaporti, usata anche dagli attentatori della strage di Parigi: infatti Salah Abdeslam, nell'agosto 2015, transitò in Italia e in particolare passò da Bari e si imbarcò per la Grecia proprio per raggiungere quella cellula. E infine l'immigrazione selvaggia: sul punto in una scuola elementare del centro Grecia, nel comune di Lamia, fino a ieri non c'erano posti per altri bambini greci, e invece da lunedì saranno ospitati a lezione 90 bambini siriani e afghani che affollano il vicino hotspot delle Termopili (che di migranti ne contiene 500). I genitori lo hanno appreso sui social e da nessuna circolare e ieri hanno animato una infuocata assemblea.

Due giorni fa ad Atene si è svolto il Summit mondiale Ue-Paesi arabi, a cui il ministro del Turismo greco Elena Kountoura, fedelissima di Tsipras, ha dichiarato di aspettarsi molto dai mercati turistici del Medio Oriente e da nuove partnership con i Paesi del mondo arabo. Va bene il turismo, replicano le associazioni del corteo, «ma non svendiamo la Grecia e la nostra dignità per un pezzo di pane e per una moschea»

Twitter: @FDePalo

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