Attaccarsi al treno della fama

La stupida sfida del locomotore

Attaccarsi al treno della fama
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È stato trovato mezzo acciaccato, barcollante e indolenzito a ciondolare tra i binari della stazione di Pescara. Lì per lì deve aver fatto anche una discreta pena al ferroviere che l'ha visto, soccorso, ha chiamato l'ambulanza, la polfer, l'ospedale, ha rintracciato i genitori. Insomma s'è dato un gran daffare anche per capire cosa era successo a quel ragazzino, appena 18enne arrivato chissà come dal paese in cui abita a Civitanova. Non vogliamo pensare cosa avrebbe voluto fargli, invece, quando il «come» è stato chiaro a tutti grazie alle immagini delle telecamere lungo la linea ferroviaria. Il ragazzino ha viaggiato attaccato al locomotore di coda del treno per 100 chilometri. La chiamano «train surfing» ed è l'ultima challenge che spopola sui social. T'attacchi al treno per riprenderti col telefonino postando il tutto sui social. Pericolosa, tanto, ovviamente. Stupida? Di più. Ma c'è quella voce oggi che suona e risuona dentro un certo tipo di giovani stregati dall'incantesimo della visibilità, pronti a duellare con il limite estremo anche a costo della vita. E allora meglio morto ma popolare. Il padre del 18enne ha raccontato che non era neanche la prima volta. Lo aveva già fatto, di attaccarsi al treno, partendo da Foggia, con arrivo sempre a Pescara. Questa volta pare che a Pescara si sia volontariamente sganciato. Forse perchè nel tragitto aveva perso il telefonino. Niente social, niente sfida. Di diventare «popolare» non c'era speranza.

La procura ha aperto un fascicolo, ma il ragazzo non sarebbe imputabile di alcun reato. In compenso dovrà pagare una bella sanzione di 516 euro. Chissà, forse nella bilancia dei suoi «valori», il soldo sarà più convincente. Meglio anonimo che povero.

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