Filippo e Marie Chantal si conobbero il 20 settembre del 1971. Non fu amore a prima vista il loro, fu amore interessato. Soprattutto, fu amore per tutta la vita. Anche se lei, un giorno, di punto e in bianco, lo avrebbe lasciato. Rapita da altri uomini, arrendevole con altri uomini, al servizio di altri uomini, complice di altri uomini. Una fuga di pochi mesi la sua, conclusa in violenza e tragedia. Nonostante tutto però, lui l'avrebbe riaccolta con sé.
Filippo Bartoli e Marie, quel primo marzo del 1978, erano andati in città assieme. Come sempre avevano cercato un posteggio lungo la via nel cuore di Roma, zona Prati, più o meno all'altezza della solita piazzola, vicino al luogo di lavoro. Stavolta, però, era pomeriggio, e non lo avevano trovato. Erano stati costretti a posteggiare alla bell'e meglio in una strada vicina. In ritardo, si erano salutati di fretta e senza troppi convenevoli. L'abitudine, in amore, provoca guasti, eppure la loro storia non aveva fin lì avuto bisogno di riparazioni sconvolgenti e settimane spese a sistemare inconvenienti. Era sempre tutto filato liscio tra loro. Due figli, Annarita e Mariapia, uno stipendio dignitoso e faticoso frutto del lavoro di asfaltista, poche vacanze ma buone facendo su e giù per provinciali e l'Autosole, caricando di tutto e portando il mondo con loro. Di spazio, in auto, ce n'era in abbondanza. Marie Chantal era di poche pretese, mai un sussulto, mai un borbottìo o qualcosa che allarmasse Filippo. Si partiva e via, quel che pensava lui, faceva lei. Con gli occhi di oggi si potrebbe dire che Marie fosse d'altri tempi; e forse lo era per davvero con quello sguardo un po' buffo rivolto sempre al futuro, minuta ma con le forme generose, docile e ubbidiente, eppure, alla fine, conscia che tutti dipendevano da lei.
Marie Chantal era nata il 3 luglio del 1971. Vicino a Parigi. Nelle stesse ore in cui moriva Jim Morrison. Vite maledette che si incrociavano. Lui morto a 28 anni dopo aver stregato e marchiato per sempre il mondo del rock; lei, finita tragicamente sui giornali e le tv del mondo ripresa con il portellone aperto e il cadavere di Aldo Moro crivellato di colpi nel bagagliaio. Marie Chantal era il soprannome della Renault 4. La piccola francese, presentata nel 1961, con cui il costruttore transalpino aveva cercato di fare concorrenza alla fin lì imprendibile, non per velocità bensì per genialità del progetto, Citröen 2Cv. Nei messaggi via radio durante i test segreti, il nome in codice scelto per non farsi scoprire dalla concorrenza era appunto Marie Chantal. «Su strada, Marie Chantal va che è una meraviglia, va così e va cosà» erano le comunicazioni fra collaudatori e progettisti. Per la Casa, nazionalizzata da Charles De Gaulle subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, c'era molto in palio: il business, certo. Ma anche il tentativo di entrare nel cuore dei francesi. Cosa che alla buffa rivale era riuscito alla perfezione. Storie diverse le loro. I progetti della francesina molleggiata risalivano a prima del conflitto, e quando i tedeschi avevano invaso il Paese, gli ingegneri Citröen avevano nascosto e sotterrato in un campo i disegni. Discorso ben diverso per il marchio rivale. Louis Renault aveva prodotto mezzi per i nazisti. Era stato arrestato nei mesi in cui la Francia veniva liberata dall'occupazione tedesca e incarcerato. Era morto fra le sbarre prima del processo. L'autopsia avrebbe rivelato che gli avevano spezzato il collo.
Quando la Marie Chantal rossa di Filippo uscì dalle linee di produzione di Billancourt non poté ovviamente guardarsi indietro. L'avesse fatto, avrebbe visto la storia: quella tragica dell'occupazione, quella di speranza del Dopoguerra, quella che ancor oggi condiziona la nostra vita ogni volta che ci voltiamo verso Oriente, verso il gigante cinese. L'uomo che avrebbe avviato il Regno di Mezzo alla grandezza che conosciamo, Deng Xiaoping, negli anni Venti era stato un operaio e sindacalista comunista proprio alla Renault. Filippo e Marie Chantal si incontrarono a fine settembre del 1971 in una concessionaria. Costava 900mila lire Marie. Due-trecento in meno della rivale 2Cv. Non si era trattato di uno sconto. Filippo lo sapeva bene. La Renault 4 era infatti stata pensata proprio con questo obiettivo: offrire tutte le spartane comodità della rivale, garantire economicità di utilizzo, spazi di carico, volumi giusti per quattro persone, ma partendo da un imperativo categorico: un prezzo inferiore.
Del prezzo, però, a loro, a quei giovani imbevuti di dottrine malate e violenza, non poteva interessare meno. In fondo, per loro era tutto gratis. I fili a vista sotto il cruscotto rendevano Marie Chantal una preda tanto facile quanto ambita. Il 1° marzo 1978, alcuni della colonna romana della Br guidata da Valerio Morucci, vedendola sola e indifesa, non ci pensarono più di tanto e decisero di portarla via. Fu un attimo. Con Filippo aveva fin lì fedelmente scarrozzato materiali edili, le due figlie e la moglie Pasqualina. Ora, con una targa diversa, Marie non avrebbe più trasportato il suo piccolo universo lavorativo e familiare bensì giovani folli criminali e proiettili e ciclostili minacciosi e mitragliette Skorpion. Anche le mete dei viaggi sarebbero state diverse. La gita fuori porta aveva infatti lasciato il posto agli agguati. C'era Marie Chantal quando, il 19 aprile, le Br avevano assaltato una caserma dei carabinieri.
In quella primavera romana, Marie Chantal trascorse diverse notti all'aperto, ogni volta in posteggi diversi, finché, un giorno, la parcheggiarono dentro un box. Quando entrò, la porta basculante del garage al civico 10 di via Montalcini cigolava. Marie venne posteggiata in retromarcia, col portellone verso la parete interna. Il gruppo di garage serviva gli appartamenti del civico 8. La mattina dopo, il 9 maggio, qualcuno alzò la saracinesca, aprendo la portiera e spingendo Marie in avanti di qualche decina di centimetri. Poi, bloccò il freno. Altri si diressero affaticati verso il portellone, trasportando qualcosa che caricarono sul pianale. Era molto pesante. Marie sentì 12 colpi sordi e uno scuotimento. Il portellone fu richiuso e due persone salirono davanti, accendendo il motore. Partirono diretti verso l'ennesimo parcheggio della sua tragica esistenza, in via Caetani.
Marie Chantal e Filippo si rividero solo due anni dopo. Lei era un ammasso violentato di rottami sventrati dai tecnici della scientifica.
Lui un uomo semplice finito in una vicenda immensamente più grande di lui. Da uomo semplice fece la cosa più giusta: riprese Marie Chantal con sé. Sapeva che non sarebbe stata più la sua auto, ma molto di più. Un simbolo. La mise in giardino. Vicino a lui. L'ultimo suo parcheggio.
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