"Autonomi maxi-evasori". Ma la gogna per le partite Iva è solo una grande bufala

Non ci sta Confcommercio. L'associazione respinge la narrazione degli "autonomi evasori", rilanciata da Repubblica sulla base dei dati dell'ultima Relazione sull'economia

"Autonomi maxi-evasori". Ma la gogna per le partite Iva è solo una grande bufala
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Non ci sta Confcommercio. L'associazione respinge la narrazione degli «autonomi evasori», rilanciata da Repubblica sulla base dei dati dell'ultima Relazione sull'economia non osservata, firmata dalla commissione del Mef guidata dall'economista Alessandro Santoro. Vengono citati i dati del documento per denunciare come il 70 per cento degli autonomi evada, e come non lo faccia «per necessità» come sostenuto nelle scorse settimane dal vice premier Matteo Salvini. Il direttore dell'Ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella mette in fila alcuni elementi, pur ribadendo che si tratta di «numeri seri e ufficiali» e di una «relazione importante», fa notare che è anche un'analisi «molto complessa e proprio per la sua complessità può talvolta essere usata in modo strumentale come una clava e non come strumento di conoscenza». Si parla del 70 per cento di autonomi evasori, che è il dato del gap contributivo Ipref del 2020, «ma poi si citano le unità irregolari prendendo un dato del 2019, senza vedere che nel 2020 invece sono crollate di oltre 700mila», dice Bella. Che ricorda che si tratta comunque di dati del 2020, «confidiamo che il trend del 2023 ci sorprenderà in positivo. Bisogna apprezzare lo sforzo e i risultati ottenuti nella lotta all'evasione fiscale di questi ultimi anni, sono state recuperate decine di miliardi e centinaia di migliaia di posizioni che erano irregolari non lo sono più. Abbiamo innovato il contrasto all'evasione attraverso strumenti tecnologici, come lo split payment e la fatturazione elettronica».

Tornando al 69,7 per cento di evasione Irpef, è giusto notare, dice Bella, un «errore dovuto alla complessità, non voglio pensare che si tratti di malizia: si scambia e si confonde l'evasione del reddito da lavoro autonomo con l'evasione degli autonomi, sono due cose distinte. Quando si traduce, come in questo caso è stato fatto dai commentatori, il dato del gap delle entrate Irpef con l'evasione degli autonomi si commette uno sbaglio. Non c'è scritto questo nella relazione del Mef. Che si riferisce al reddito da lavoro autonomo e non ai lavoratori autonomi. Il pensionato che fa il consulente o il muratore nel tempo libero, o quello che vende i profumi porta a porta e non dichiara, sta in quelle statistiche. Poi è chiaro che il grosso del lavoro autonomo è fatto dagli autonomi, ma i dati vanno citati per quello che sono».

Emerge dai numeri del Mef anche come il 20 per cento degli evasori dichiari e poi non versi le tasse. «Deve essere chiaro - precisa il direttore dell'Ufficio studi di Confcommercio - che l'evasione fiscale è un comportamento volontario. Ho dei dubbi che, e infatti non lo ha fatto il Mef, ma i commentatori, che si possa definire evasione fiscale l'imposta non pagata da uno che ha fatto la dichiarazione dei redditi. È vero poi che abbiamo un problema di evasione fiscale in generale, ma non capisco queste polemiche, questi attacchi, cosa si vuole sostenere? Che gli italiani siano un popolo di evasori? Che lo siano gli autonomi? Che ci sia il gene della disonestà? Questo gene non esiste», dice Bella. Bisognerebbe invece «domandarci quali siano le cause economiche dell'evasione. Almeno quattro: l'eccesso di imposta, il costo degli adempimenti fiscali troppo elevato, servizi pubblici non adeguati e i controlli. Confcommercio non ha mai detto di non farli, anzi, li ha sempre sollecitati. Se non li fanno c'è qualcosa che non funziona».

L'evasione è una «tassa occulta sugli onesti», aveva detto il direttore dell'Agenzia delle Entrare Ernesto Ruffini, rispondendo a Salvini che parlava degli italiani come ostaggio del

Fisco: «È vero che l'evasione è una tassa occulta sui contribuenti in regola - conclude l'Ufficio studi - ma è anche una tassa esplicita sui lavoratori autonomi che sono imprenditori onesti. Che pagano anche per i disonesti».

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