Quando c'è da salvare il governo evitando pericolosi scossoni il Pd torna ad essere garantista ed evita la galera al senatore alfaniano Antonio Azzollini. Palazzo Madama ha respinto la richiesta di arresto con 189 no, 96 sì e 17 astenuti: la Giunta delle immunità si era espresso a favore della richiesta della magistratura di Trani per gli arresti domiciliari per l’ex-presidente della commissione Bilancio del Senato, coinvolto nella vicenda della casa di cura Divina Provvidenza.
Nel suo intervento in aula il senatore si è difeso per quasi mezz’ora, dicendo che nei suoi confronti c’è solo "fumus persecutionis integrato a sufficienza". Azzollini ha fornito dati e riportato fatti per dimostrare come si tratti di "ricostruzioni difficili da poter ritenere anche solo logiche". Ed ha aggiunto che contro di lui sono state usate testimonianze "contraddittorie" ritenute invece "attendibili", oltre ad un uomo "non autorizzato" che di fatto lo ha "spiato".
Il voto dell’emiciclo è stato seguito da un lungo applauso e da qualche polemica, tant’è che il presidente Pietro Grasso ha sospeso la seduta per cinque minuti.
"Non c’è nulla nelle carte che faccia pensare che i magistrati siano in malafede o che non abbiano rispettato la legge", ha detto la senatrice democratica Lucrezia Ricchiuti intervenendo in Aula sul caso Azzollini. "Attenti poi - aggiunge Ricchiuti rivolgendosi ai colleghi di partito intenzionati a dire no all’arresto del senatore - all’immagine che diamo al nostro elettorato". E pone una serie di domande: "Che cosa è successo da quando in Giunta il nostro gruppo, che aveva letto le carte, ha votato a favore degli arresti domiciliari ad oggi? Cosa è cambiato?" .
E ancora: "Perché abbiamo votato sì agli arresti di altri colleghi come ad esempio Lusi, che giustamente abbiamo consegnato alle patrie galere, e per Azzollini si dovrebbe dire no? Votare e leggere male - conclude - è peggio di un delitto, è un errore...".
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