
Dopo la zuffa in mondovisione tra Trump e Zelensky il governo si sta riposizionando e i due vicepremier sembrano sempre più distanti. Se il leader di Forza Italia Antonio Tajani conferma l'anima europeista senza schierarsi tra i due, il segretario della Lega Matteo Salvini appoggia nettamente il presidente Usa, dicendo che «dopo 3 anni di guerra e centinaia di migliaia di morti, è giunta l'ora della pace». Frase che tutti potrebbero sottoscrivere, il punto è: pace giusta o resa incondizionata?
Come la premier Giorgia Meloni, con la proposta di un vertice Ue-Usa, il ministro degli Esteri Tajani vuole conservare i rapporti con l'amministrazione Trump anche se ha tagliato fuori gli europei dalle trattative con il presidente russo Putin. «Noi di Fi crediamo in un'Europa forte ed unita e lo riaffermeremo al congresso del Partito popolare europeo a Valencia», dice. E plaude al premier polacco Donald Tusk, che sostiene la proposta italiana sul vertice. «Una posizione che rafforza l'unità europea e dell'intero Occidente. L'Italia protagonista di pace».
Per il ministro delle Infrastrutture, invece, «qualcuno a Bruxelles ancora usa toni bellici» mentre bisogna lavorare con gli americani per «evitare una Terza Guerra Mondiale». Stessa frase usata aggressivamente da Trump con il presidente ucraino. Un invito all'unità viene dal senatore leghista Massimo Garavaglia: «La politica estera deve vedere quantomeno la maggioranza senza fratture. Salvini fa il capo di partito e fa il suo mestiere e lo fa molto bene. Dopodiché, quando si vota in politica estera, guai se la maggioranza fa vedere un minimo di frattura. Possiamo permetterci l'opposizione divisa, ma non la maggioranza».
Il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli ricorda «che le linee di politica internazionale del governo sono indicate esclusivamente dal presidente del Consiglio e dal ministro degli Esteri». E il capogruppo di Fi al Senato Maurizio Gasparri spiega che «il disegno politico strategico di Tajani è chiarissimo. L'Italia deve lavorare perché l'asse euroatlantico non venga meno e l'Europa deve darsi una difesa comune».
L'europeismo degli azzurri non vuol dire
partecipare a manifestazioni come quella del 15 marzo a Roma, per dire sì all'Europa, con partiti d'opposizione come il Pd, perché «la strumentalizzazione di sinistra ed estrema sinistra punta a trasformarle in antigovernative».
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