Pierluigi Battista, è tornato il rischio dei fascisti al governo, la nuova marcia su Roma, tra l'altro è anche il centenario.
«Come sempre, ad ogni campagna elettorale si agita questa storia in modo pretestuoso. L'hanno fatta l'inchiesta sui saluti romani? Bene. Per mesi nulla, sono ridiventati tutti fascisti improvvisamente in Italia o forse era un'esagerazione? Adesso aspetto le coraggiose inchieste di Fanpage sul consigliere comunale del paesello che ha il busto di Mussolini sulla scrivania, chissà quante ne faranno nei prossimi due mesi. Ma davvero pensano che la Meloni abbia pronte le squadracce con l'olio di ricino e il manganello? Che abbia quello in testa? Io sono orgogliosamente antifascista, ma non si può usare l'antifascismo in modo strumentale, solo quando serve, sennò lo si riduce ad una parodia. Come l'Anpi che fa la pastasciutta antifascista. Sono cose che a me danno molto fastidio perché finiscono per ridicolizzare una cosa estremamente seria come l'antifascismo».
Anche la stampa estera però scrive le stesse cose. La Russa dice di avere le prove che dietro gli attacchi dei giornali stranieri ci sono ambienti italiani.
«Non facciamo i complottisti per cortesia. Non è che al New York Times fanno la riunione di redazione e decidono: adesso facciamo il mazzo alla Meloni. Ma dai, siamo seri. C'è invece un problema drammatico di conformismo culturale e giornalistico».
Anche nei prestigiosi giornali stranieri?
«Ma li conosci i colleghi della stampa estera? Sono dei cazzoni che vanno a prendersi il mojito con i colleghi italiani, si fanno imbeccare e poi scrivono le stesse cose. Non è un complotto, c'è proprio un idem sentire, un linguaggio unico del giornalismo, è il linguaggio delle elite che non parlano più a nessuno. Si utilizzano suggestioni facili, lo facciamo anche noi. Tutta la stampa, anche italiana, era contro Trump e poi ha vinto le elezioni, ora sembra che tutta l'Italia stia con Draghi ma forse non è proprio così».
Stessa cosa con il pericolo del nuovo regime fascista alle porte se vince il centrodestra.
«Non c'è un italiano che sia minimamente condizionato da questa cosa. Ci sono solo quattro svalvolati di Casa Pound e dei centri sociali che pensano ai fascisti e ai comunisti. Il Novecento è finito e non importa a nessuno. Ma davvero credono che a Pietra Lata o Quarto Oggiaro pensino che siamo alla vigilia della marcia su Roma? La stragrande maggioranza del popolo italiano sa benissimo che oggi non c'è il pericolo del fascismo se vince la Meloni o del comunismo se vince il Pd. É una storia che appartiene al passato. E come se ci dividessimo in cavouriani e garibaldini. A me la Meloni non piace per la politica che fa, non per la storia da cui viene. Ma oltre a lamentarsi per gli attacchi pretestuosi sul fascismo dovrebbe fare qualcosa in più lei per prevenirli».
Tipo?
«Basta poco, dovrebbe fare un discorso molto semplice prima della campagna elettorale. Dire: noi non siamo fascisti, siamo per la democrazia, per il pluralismo, quindi il primo imbecille dentro il partito che fa il saluto romano, o mette la croce celtica o peggio ancora fa battute sugli ebrei lo caccio immediatamente a calci nel sedere. Questo dovrebbe dire, dato che qualche nostalgico ci sarà pure nel suo partito. Tra l'altro poi elettoralmente non contano niente, quanti voti perderebbe?
Pochi, se si guarda ai voti che prendono Forza Nuova e le liste di estrema destra.
«Appunto, allora cosa aspetta? In compenso parlerebbe a tutto l'elettorato che ora invece non la considera. Questo è l'errore della Meloni, che poi è anche quello della Le Pen che infatti al primo turno vince e poi regolarmente al secondo perde. Deve fare uno sforzo, deve avere coraggio, in politica serve. Il tanto bistrattato Fini andò ad Auschwitz, alle Fosse Ardeatine, allo Yad Vashem, è stato un percorso doloroso e a volte anche ingiusto ma lo ha fatto, pagando anche un prezzo».
Fu l'inizio della sua fine.
«Alla Meloni basta molto meno, se vuole vincere eviti di fare quei comizi sguaiati alle convention di Vox, che sono veramente dei franchisti, prenda le distanze dall'autoritarismo di Orbàn.
La forza di Berlusconi era che parlava ad un mondo che non era tutto di destra. La Meloni dovrebbe parlare con Confcommercio, con i piccoli imprenditori. Prendendo in modo chiaro le distanze dal fascismo. Se invece vuole coltivare i voti della sezione Msi della Garbatella faccia pure...»
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