Balneari, no alla proroga Governo bocciato dal Consiglio di Stato

"Concessioni da mettere a gara". Altro stop dopo quelli di Bruxelles e Quirinale

Balneari, no alla proroga Governo bocciato dal Consiglio di Stato

La proroga a tutto il 2024 delle concessioni balneari continua a sollevare paletti, tanto che qualcuno (gli stessi concessionari) pensa che alla fine il presidente del Consiglio finirà per fare marcia indietro davanti alle pressioni dell'Europa, del Colle e ora anche del Consiglio di Stato, che peraltro si era già espresso ai tempi del governo Draghi. A circa 10 giorni dal varo della legge di conversione del decreto Milleprororoghe, arriva il primo disco rosso.

Il primo marzo, infatti, è stata pubblicata una sentenza del Consiglio di Stato (depositata ieri), intervenendo su un ricorso presentato dall'Antitrust contro il Comune di Manduria, ha dichiarato illegittima la proroga delle concessioni balneari al 2024. I Comuni devono ora disapplicare la nuova disposizione che estende l'efficacia delle concessioni fino a tutto il 2025. La sentenza, infatti, pur riferendosi al caso di Manduria, ha effetto su tutte le concessioni. I titolari degli stabilimenti in Versilia sono furiosi: «Basta promesse maldestre, noi balneari vogliamo la verità: c'è chi non dorme la notte».

Nella sentenza si legge che «le disposizioni legislative nazionali che hanno disposto (e che in futuro dovessero ancora disporre) la proroga automatica delle concessioni non devono essere applicate», mentre in un altro passaggio viene sottolineato come ci siano «tutti gli elementi necessari per consentire alle amministrazioni di bandire gare per il rilascio delle concessioni demaniali». Sulla questione avevano già sollevato obiezioni il naso l'Unione europea e anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che espresse riserve. Da Bruxelles, una volta visionato il dl Milleproroghe, hanno ribadito la necessità di liberalizzare il settore chiudendo l'era delle concessioni pluriennali senza gare d'appalto.

L'esecutivo ragiona adesso sulle modalità di intervento. Due le opzioni: inserire il capitolo concessioni all'interno della legge di delegazione europea, il cui contenuto è limitato alle disposizioni necessarie al recepimento delle direttive comunitarie, oppure varare un decreto infrazioni che arriverà in Consiglio dei ministri a metà marzo. Meno probabile che si arrivi ad un decreto ad hoc. Per ora resta la proroga a luglio della delega al governo per realizzare la mappatura delle concessioni esistenti.

«Consiglio di Stato: errare è umano, perseverare è diabolico», scrive su Twitter il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri di Forza Italia. «Faccio un appello al governo affinché avvii subito la mappatura delle coste», gli fa eco l'altro vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, della Lega.

«Meloni si deve intestare una battaglia identitaria», incalzano dalla Lega e da Fi. «Questa è una dura sconfitta del governo Meloni che si è battuto in difesa dei privilegi di chi paga allo Stato, come ad esempio nel caso del Twiga , solo 20mila euro a fronte di un fatturato di 4 milioni di euro l'anno scrive Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra». Stesso tenore quello di Marco Croatti, senatore M5s: «Un'altra sonora legnata: l'Italia è in piena violazione della direttiva Bolkestein».

Bruxelles ha già fatto sapere che l'Italia deve recepirla.

La spada di Damocle penderà fino al 20 aprile quando si pronuncerà la Corte di giustizia europea che dovrebbe chiudere ogni spazio di manovra per le richieste dei balneari, sulla scia di quanto deciso ieri dal Consiglio di Stato. Insomma, punto e a capo.

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