Maratona notturna a Palazzo Madama per la riforma del Senato. Vista l'intenzione del governo di arrivare al voto finale entro le 17 di oggi, in Aula, praticamente deserta si è tenuta la discussione sul ddl Boschi con lo scopo di lasciare la parola a tutti e 93 gli iscritti.
La opposizioni sono in fermento. Il Movimento Cinquestelle ieri ha dato vita alla "Notte Bianca della democrazia" che era presente in Aula e tutti i suoi senatori hanno preso la parola denunciando l'assenza soprattutto del Pd, il partito di governo che spinge per approvare la riforma a tutti i costi. Poco importa se manca il numero legale o se il ddl Boschi verrà votato solo dalla maggioranza magari con le opposizioni fuori dall'Aula come è già successo in passato. I Cinquestelle, durante i loro interventi, hanno a più riprese attaccato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, seduta tra i banchi del governo, non solo perché il provvedimento che prende il suo nome, ma anche per via del coinvolgimento del padre Pier Luigi nell'inchiesta su Banca Etruria, vicenda per la quale i pentastellati presentano contro Boschi e Renzi una mozione di sfiducia.
Questo pomeriggio sarà la volta degli altri gruppi di opposizioni che, poche ore prima del voto finale, presenteranno i loro comitati del "no" . Inizieranno i centristi di Gal e di Idea, il nuovo gruppo di Gaetano Quagliariello, ex "saggio" nominato da Napolitano per cambiare la Carta del '48 ed ex ministro delle Riforme durante il governo Letta. La minoranza Pd, invece, è convinta di poter ancora far passare una leggina che introduca l'elezione diretta dei 74 nuovi senatori. "Sia chiaro che il nostro sì al referendum non è incondizionato. Dipende da come il governo e il Pd accoglieranno questa nostra proposta...Anche perché non sarà facile sconfiggere il fronte del No che già assomiglia al TCR (Tutti contro Renzi)", spiega il bersaniano Paolo Corsini. Si tratterebbe di ritornare ai colleggi uninominali in vigore per il Senato prima del 1992 e di far votare all'elettore un candidato giò scelto dalle segreterie dei partiti tramite accordi politici o con le primarie.
Proposta che è stata ben accolta anche dal senatore leghista Stefano Candiani. Se son rose fioriranno ma, per il momento, Renzi ha detto più volte di volersi giocare tutta la sua carriera politica al referendum che si terrà, presumibilmente in autunno.
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