Banche, i 7 silenzi di Renzi: cosa non ha detto sul crac

"Nessun conflitto di interessi". Renzi nega i legami del governo e della Boschi con Etruria. Ma la realtà è un'altra

Banche, i 7 silenzi di Renzi: cosa non ha detto sul crac

Ancora una volta il ministro Boschi e il premier Renzi hanno perso un'occasione per spiegare agli italiani e soprattutto ai risparmiatori cosa è succeso con il crac Etruria e il "salva-banche". Il copione recitato da Matteo Renzi al Senato durante la discussione al voto di sfiducia contro il governo presentata da Forza Italia e Lega nord per lo scandalo Etruria ha lasciato diversi punti scoperti.

- Renzi ha di fatto omesso riferimenti ai legami tra i vecchi vertici dell'istituto aretino, tra i quali Pier Luigi Boschi, ed esponenti della massoneria come Flavio Carboni. Renzi, con una curiosa abilità retorica si è tenuto ben lontano da argomenti che potessero mettere rotto accusa il ministro Boschi.

- Un altro punto che il premier non ha affrontato riguarda il peso che il crac degli istituti di credito e il salva banche hanno avuto su migliaia di correntisti truffati, soprattutto anziani, dalle banche commissariate dal suo governo con le obbligazioni subordinate. Dopo settimane di annunci e promesse, queste persone non sanno ancora se rivedranno o meno i risparmi di una vita persi in banca.

- Il premier nella sua "difesa" ha evitato di parlare delle accuse mosse dalla stessa Banca d'Italia a Pier Luigi Boschi (papà di Maria Elena) o sull'incarico di controllo affidato a Emanuele Boschi (fratello di Maria Elena) o alle consulenze con lo studio di Francesco Bonifazi (tesoriere del Pd e, soprattutto, ex fidanzato di Maria Elena).

- Silenzio anche sui rapporti del procuratore di Arezzo Lorenzo Rossi, titolare della pratica Etruria, con la famiglia Boschi, Maria Elena inclusa. "Nessun conflitto d'interesse". Questo il mantra ripetuto dal premier per salvare la faccia sua e quella del ministro Boschi.

- Renzi, di fatto, è apparso come un finto "disinformato" su quanto accaduto nelle ultime settimane. Nemmeno un accenno al decreto "salva banche" e di quei concitati Consigli dei ministri che hanno portato al salvataggio di quattro banche fallite e, soprattutto, a cancellare la possibilità di procedere legalmente contro i vertici degli istituti. Uno dei quali vedeva ai vertici, è bene ricordarlo, il padre del ministro Boschi.

- Non una parola su quelle tre parole aggiunte all'articolo 72 del Testo unico bancario. Nessuna spiegazione su quanto successo nel Consiglio dei ministri del 10 settembre quando a parlare dei guai delle banche italiane era presente, in clamoroso conflitto di interessi, anche il ministro per le Riforme. Ma per Renzi questo "non è un conflitto di interessi". Eppure il dubbio che siano stati tutelati interessi di famiglia è palese. Il governo ha creato, in silenzio, no scudo legale per gli ex amministratori e l'impossibilità, per azionisti e obbligazionisti truffati, di rifarsi nei loro confronti.

- Infine, il silenzio più pesante è quello sui risparmiatori. Il premier non ha saputo offrire soluzioni a chi, in buona fede, ha investito i propri risparmi perdendoli completamente e piombando così in un limbo. Un limbo in cui nessuno sa ancora che fine faranno quei soldi. I rimborsi promessi finora sono solo mance. Il governo ha delle responsabilità che deve assumersi davanti ai risparmiatori che sono, di fatto il motore silenzioso del Paese.

Per loro il silenzio "morale" del premier pesa più di qualunque altra perdita economica. Ma a palazzo Chigi sanno ripetere una sola cosa: "Non c'è conflitto d'interesse". La faccia del premier e del minsitro valgono di più di quegli italiani che hanno perso tutto.

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