Bandita la democrazia interna. In direzione Renzi parla da solo

Non è tempo di dibattito interno. Non è tempo di democrazia. Matteo Renzi preferisce il monologo. Non è il caso di lasciare la parola alle varie correnti del Pd in un momento in cui al premier è crollato tutto il mondo addosso

Bandita la democrazia interna. In direzione Renzi parla da solo

Non è tempo di dibattito interno. Non è tempo di democrazia. Matteo Renzi preferisce il monologo. Non è il caso di lasciare la parola alle varie correnti del Pd in un momento in cui al premier è crollato tutto il mondo addosso. E così quella di oggi è stata una direzione-lampo. La discussione interna verrà rimandata a data da destinarsi.

"Grazie a tutti, grazie dell'affetto. C'è un passaggio interno che si deve fare, che sarà duro ma che a mio giudizio dovrà arrivare dopo il passaggio della crisi di governo che si sta per aprire, siamo il partito di maggioranza relativa e dobbiamo dare una mano al presidente della Repubblica per uscire dalla crisi di governo", ha esordito Renzi davanti a una direzione che lo ha accolto con un applauso.

"Alzo anche io un calice, festeggiando questo momento. Quando vieni indicato e designato e hai la fortuna di poter governare il Paese più bello del mondo non hai mai diritto di mettere il broncio. Chi fa politica indossando il broncio o vittimismi fa un danno a se stesso. Io vorrei sorridere alla gratitudine nei vostri confronti", ha aggiunto Renzi.

Che poi sull'esito del referendum ha spiegato: "Il popolo ha votato, evviva il popolo. Se il popolo dice di No, mi assumo tutte le responsabilità della colpa". Renzi poi ha risposto alle ipotesi di andare subito al voto: "Propongo una linea politica: noi non abbiamo paura di niente e di nessuno. Quindi se le altre forze politiche vogliono andare a votare dopo la sentenza della Consulta, lo dicano. Il Pd non ha paura della democrazia".

Per le consultazioni, ha precisato il segretario dem, "propongo che ci sia una delegazione al Quirinale composta da uno dei due vicesegretari - e ringrazio Serracchiani per aver indicato Guerini - dal presidente del partito e dai due capigruppo di Camera e Senato. E propongo che la direzione sia convocata in maniera permanente per consentire alla delegazione di riferire in qualsiasi momento eventuali elementi di novità, per discutere in modo chiaro. Qui non ci sono scelte scodellate, il Pd non fugge dalla democrazia, dalla trasparenza e ha l'abitudine di non fuggire nemmeno dallo streaming".

Quando Renzi osannava la democrazia interna del Pd

Walter Tocci è intervenuto in direzione per chiedere che si discutesse della situazione politica e lamentando il fatto che dagli impegni al Senato per la fiducia e la riunione al Pd, slittata dalle 15 alle 17 e 30, "sono passate 4 ore" che si sarebbero potute impiegare per un confronto. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha però stoppato il senatore Pd confermando che "la discussione" verrà affrontata "alla fine della fase delle consultazioni".

Sulla stessa linea il governatore della Puglia Michele Emiliano: "Non è stato dato alcuno spazio al dibattito durante la Direzione Nazionale. Convocare centinaia di persone da tutta l'Italia per confezionare una scena del genere è una mortificazione della democrazia interna e della dignità del partito. Sono senza parole".

È indubbio che la scelta del segretario dem ha spiazzato tutti, specie se si fa un salto in quel passato intriso di democrazia sbandierata a ogni piè sospinto e rivendicata come diversità rispetto agli altri partiti. "Voglio fare della direzione un luogo vero, non o così o pomì, un luogo in cui si discute davvero ma quando si è deciso, quella linea non impegna parte del Pd ma il Pd", disse Renzi in direzione il 20 gennaio 2014.

Concetto ribadito nel luglio di quest'anno durante lo stesso consesso con tanto di valorizzazione delle differenze di pensiero: "Dico con molta sincerità quanto ho apprezzato il dibattito, che è uscito dai clichè con cui viene rappresentata la direzione. Due ministri, Dario Franceschini e Graziano Delrio hanno discusso di legge elettorale avendo opinioni diverse, due personalità di spicco della minoranza hanno contestato il racconto che ho fatto ed è interessante perché mi sarei aspettato più una critica sui contenuti politici, le critiche più dure al governo nel senso di contenuti sono arrivati da due esponenti della maggioranza, Piero Fassino ed Enzo De Luca, con due interventi molto seri e significativi".

Due mesi fa, esattamente il 10 ottobre, Renzi poi rivendicava con orgoglio: "Questa è la direzione numero 31 dal gennaio 2014: è stata riunita in tutti i passaggi chiave. Abbiamo scelto la democrazia interna e non i caminetti dei big o presunti tali.

Lo avevamo promesso nelle primarie e l'impegno congressuale vale più dei mal di pancia dei leader quindi parliamo qui". È evidente che ora la musica è cambiata. Non è più tempo di cori polifonici. Ma solo di un mesto e solitario de profundis della democrazia interna.

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