Bandito il sindaco anti-Erdogan. A Istanbul migliaia nelle piazze

Ekrem Imamoglu condannato per "insulti a pubblici ufficiali". Non potrà sfidare il Sultano alle politiche

Bandito il sindaco anti-Erdogan. A Istanbul migliaia nelle piazze

Un altro competitor politico di Recep Tayyp Erdogan finisce agli arresti: un tribunale turco infatti ha condannato a due anni e sette mesi di carcere una delle figure più popolari del paese, il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu. La sua colpa? Avrebbe «insultato» alcuni funzionari elettorali e così dovrà dire addio alla elezioni del prossimo anno, dove avrebbe potuto sfidare il Sultano. Il suo avvocato, Kemal Polat, ha dichiarato che farà appello, ma la decisione sferra un colpo basso a chi vedeva in Imamoglu l'inizio di un nuovo corso nel paese. Il diretto interessato ha commentato che la decisione riflette le condizioni prevalenti oggi in Turchia. A migliaia hanno manifestato belle piazze della città.

Il 52enne, che nel 2019 per la prima volta era riuscito a sconfiggere il candidato erdoganiano sul Bosforo dopo 25 anni di strapotere, avrebbe diffamato funzionari pubblici dopo aver definito «idiota» l'alto consiglio elettorale tre anni fa che aveva annullato la sua vittoria alle amministrative e lo aveva costretto a ripetere le elezioni. Imamoglu, secondo tutti i sondaggi, è uno dei volti più accreditati per costruire un'alternativa all'attuale presidente turco, dal momento che il suo partito, Partito popolare repubblicano (Chp), ha formato un'alleanza elettorale con altri cinque gruppi che sosterranno un candidato unitario alle urne di giugno. Saranno le prime in cui Erdogan arriva con un evidente calo di popolarità per una serie di fattori, come le continue limitazioni alle libertà personali, le crociate governative contro i social e l'inflazione all'80%, passando per gli arresti «facili» e le teorie della grande patria blu ottomana. Non si ferma l'abitudine turca di eliminare oppositori, giornalisti, minoranze e avversari politici con la clava della giustizia.

Il caso più eclatante ha riguardato l'altra figura di spicco dell'opposizione turca: Canan Kaftancoglu, capo della sezione di Istanbul del CHP, bandita dalla politica e condannata lo scorso maggio a quasi cinque anni di carcere, per oltraggio a pubblico ufficiale, insulto pubblico alla repubblica turca e insulto al presidente Erdogan, nei tweet che lo accusano di furto. Grande sostenitrice di Imamoglu, da subito si è distinta per posizioni aperturiste, come il sostegno a curdi e omosessuali, riconoscendo il genocidio armeno e criticando un nome storico come Mustafa Kemal. È stata la prima ad esporsi contro il femminicidio in Turchia con questa frase: «Non c'è mai una donna debole, c'è una donna che è stata indebolita».

Lo scorso febbraio è stato condannato all'ergastolo l'analista turco Metin Gürcan, accusato di spionaggio politico e militare.

Aveva fondato il Partito Deva guidato da Ali Babacan, ex vice primo ministro del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) del presidente Erdoan. Stessa sorte per il filantropo Osman Kavala, in carcere per quattro anni senza una condanna, caso su cui persino il Consiglio d'Europa si è mobilitato deferendo il caso alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

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