Sulla sommità dell'Olimpo bancario di Via Nazionale, tra le colonne di marmo e i codici sacri dei bilanci, si staglia il tempio di Bankitalia. Come per ogni luogo «sacro» (e non potrebbe essere altrimenti visto che è un perno dell'Eurosistema) ai sacerdoti sono concesse le dovute prebende. Eppure, una delle divinità di cui cercano di ingraziarsi i favori stavolta ha giocato un tiro mancino. Si tratta dell'inflazione, come racconta il quotidiano online Open.
Ebbene, gli strali di Apollo hanno colpito gli adepti. «La vita per noi mortali è rincarata, e neanche poco!», scrive il sindacato Cisal Sibc in un volantino diffuso internamente a Palazzo Koch. Letto fuori contesto, potrebbe sembrare un appello di una categoria in difficoltà. E, invece, proviene da una platea di 6.968 dipendenti, che complessivamente costano più di un miliardo di euro l'anno. Un'occhiata ai numeri potrebbe indurre un sospetto: forse il loro concetto di mortale differisce leggermente da quello dei comuni mortali.
Partiamo dai dati. Un dipendente medio di Bankitalia guadagna, secondo gli ultimi numeri disponibili, circa 149mila euro lordi all'anno, con punte di oltre 200mila euro per le figure dirigenziali, come i capi dipartimento che guadagnano in media 215mila euro, fino a un massimo di 253mila euro. Parliamo, quindi, di stipendi netti mensili che si aggirano tra 6.500 e 10mila euro. È vero, il rincaro dei prezzi al consumo fa male a tutti, senza distinzione di classe sociale. Si può, però, affermare che maggiore è la retribuzione e più elevate sono le possibilità di non andare in panico dinanzi ai prezzi di frutta, carne e pesce al supermercato.
A chi cura il dio nel suo tempio si deve il massimo rispetto. Lo sapevano bene gli antichi romani che alle Vestali manco potevano avvicinarsi. Lo sa bene il governatore Fabio Panetta (495mila euro annui già tagliati del 10% per ragioni di contenimento della spesa pubblica) che è sempre stato attento a tutte le istanze. Tanto più che pacta sunt servanda e un aumento legato all'inflazione è una previsione condivisa da molti altri comparti.
Eppure, è la modalità con cui la classe sacerdotale si agita a destare sorpresa. E non solo perché sia stato Panetta, in tempi non sospetti, ad affermare che gli aumenti salariali sono uno degli strumenti per rimettere in moto l'economia visto che sono pienamente riassorbibili dagli utili che nel periodo post-pandemia molte imprese hanno accumulato. Ma soprattutto per la modalità con cui è stata portata avanti questa invocazione. Secondo Cisal Sibc, il mancato riconoscimento dell'Ipca (indice armonizzato dei prezzi al consumo) per il 2024 è «pericoloso sul piano legale, morale e gestionale». Insomma, un autentico caso di ingiustizia tale da giustificare la minaccia di uno sciopero bianco. «Se la Banca non rispetta le previsioni contrattuali, perché dovrebbero farlo il Vice Assistente, o l'Operaio di III jr, o il Consigliere, o chiunque?», si legge sul volantino sindacale.
Pare quindi esagerato il tono da tragedia per aumenti che, a fronte dell'1,9% di inflazione attesa quest'anno, si tramutano in 220-365 euro al mese in più di media, tredicesime incluse a fonte di stipendi di tutto rispetto.
Forse anche noi mortali, attesi dal rincaro delle multe per il codice della strada, dovremmo metterci in ascolto degli dei dell'Olimpo. O partecipare al primo concorso utile per entrare tra i sacerdoti di Via Nazionale...
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