Non appena in Italia avanza l'ipotesi concreta di un nuovo governo di centrodestra, frutto di un parlamento che non è a maggioranza sinistra, la sinistra fa suonare le sirene dell'allarme fascismo. Quasi un'ossessione per la sinistra, fomentata dalla stampa amica che tenta di screditare in tutti i modi possibili gli avversari. D'altronde, ormai è noto che da quelle parti tutto ciò che non rientra nella loro logica di pensiero viene inquadrato come "fascista" e lo dimostra la macchina del fango che è partita in questi giorni contro la coalizione guidata da Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. A smontare queste fantasiose ricostruzioni è sceso in campo perfino Matteo Renzi.
In questo particolare momento, è Giorgia Meloni a essere nel mirino. E non è certo un caso. Fratelli d'Italia è il partito che, stando a quanto emerge dai sondaggi, ha il consenso più alto. Un affronto insopportabile per la sinistra, che ha scatenato i suoi mastini per condurre una campagna di delegittimazione contro Giorgia Meloni, partita niente meno che dagli Stati uniti. Certa stampa straniera ha iniziato a instillare il dubbio che un governo a guida centrodestra potrebbe spostare l'asse dell'Italia fuori dall'Europa, verso Putin, in direzione di una deriva autoritaria. A far da sponda al New York Times o al Financial Times è stato la Repubblica, che ha rilanciato le parole degli americani per agevolarne la conoscenza per gli italiani. Come a dire: "Se lo dicono loro, chi siamo noi per smentirli".
Ma la Repubblica ci ha messo anche di suo in un articolo dal titolo "Giorgia Meloni, il passato che non passa: l'ombra nera mai fugata". Qui, si trova il "capolavoro" di una sinistra senza argomenti che prova a sminuire l'avversario trasformandolo in un "mostro" a uso e consumo dell'opinione popolare. "[...] Poi snocciola le sue priorità:'Mamma, merito, mare e marchio'. Tutto inizia con la 'm'. È il fattore 'M'. 'M' come Meloni. Ma anche 'M' come Mussolini. La declinazione dell'identità 'patriottica' 3.0", si legge su la Repubblica. E ora chi lo dice a Mattarella? Sarcastica la risposta di Giorgia Meloni: "La lettera M è fascista, chi ha il cognome che inizia per M si rifà a Mussolini. Oddio, è un casino. E adesso che facciamo con il ministro Messa o col presidente Mattarella?".
La caccia alle streghe è stata sostituita dalla caccia al fascista, pratica ideologica senza fondamento, derisa anche da Matteo Renzi: "Basta con questo provincialismo. Farò di tutto per evitare Meloni premier, ma se lei andrà a Palazzo Chigi rispetteremo le urne senza delegittimare a livello internazionale chi sta a Palazzo Chigi. Un eventuale governo Meloni sarà un problema per gli italiani, non per gli americani. Ecco perché lavoro per evitarlo, rappresentando l'area politica del buon senso e della competenza". Ma anche Ernesto Galli della Loggia, uno le cui idee non sono esattamente allineate con Fratelli d'Italia, dal suo editoriale sul Corriere della sera smonta il nuovo passatempo di sinistra: "Considerare fascisti lei e il suo partito, pronti cioè a usare la violenza contro la sinistra e decisi a limitare le nostre libertà, appare alquanto inverosimile.
Perché il fascismo — sarà bene ricordarlo — è stato ed è questo, non già opporsi allo ius scholae o al matrimonio tra persone dello stesso sesso: due misure su cui è perlomeno ragionevole avere dei dubbi anche se non si ha mai avuto alcuna simpatia per Benito Mussolini". Ma i democratici, evidentemente, non lo sono quanto dicono di esserlo. E lo stanno dimostrando. Non da oggi, ovviamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.