"Basta con l'uno vale uno, è devastante"

Meloni lancia la "rivoluzione del merito". "È l'unico ascensore sociale di cui disponiamo"

"Basta con l'uno vale uno, è devastante"
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Sono solo due parole, «competenza e competitività», ma per Giorgia «la manager» basterebbero per dare una scossa al Paese. Poi ce n'è una terza, forse ancora più importante, il merito. «E sembra un'ovvietà - dice ai dirigenti riuniti in assemblea - però finora non è stato così. Per anni ci è stato spiegato il contrario, che uno valeva uno, che la capacità non serviva a nulla». Ce l'ha con i Cinque Stelle. «Messaggi devastanti di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze», vedi il debito prodotto dai super bonus che ha condizionato la legge di bilancio e frenato gli investimenti. I frutti degli slogan grillini sono sotto gli occhi di tutti. «Noi abbiamo scelto di chiudere quella stagione, di lavorare per riattivare l'unico ascensore sociale di cui davvero disponiamo». Si chiama «merito».

E però adesso giochiamola questa partita, dice la Meloni collegandosi con la Federmanager, perché nonostante la «pesante eredità» abbiamo i numeri, la qualità, la voglia. «Il nostro è obbiettivo ambizioso, entusiasmante, costruire un Paese che possa vedersela ad armi pari con le altre grandi nazioni del mondo». Per vincere però servono due cose. La prima è «un gioco di squadra», con dentro tutti, «governo, istituzioni, imprenditori, dirigenti, lavoratori». Il cammino del governo «è ancora lungo, sono tanti i provvedimenti concreti da prendere», ma attraverso appunto la competenza e la competitività per Giorgia si può cambiare verso.

La seconda condizione è in qualche modo storica, strutturale. È la questione meridionale sulla quale tutti i governi della Repubblica hanno prima o poi sbattuto. «La strada per mettere in piedi un'Italia più forte passa dalla capacità di ridurre il divario tra Nord e Sud. È la ragione che ci ha spinto a stanziare nella Finanziaria un miliardo e 800 milioni per il credito d'imposta alle imprese che investono nella Zes unica. Una grande opportunità». E cita le altre misure varate da Palazzo Chigi con l'intento di far ripartire la giostra. «Fin dall'insediamento abbiamo agito per superare le rigidità del sistema, liberare le energie positive. Lo stiamo facendo con un fisco più amico, con una burocrazia alleata di chi crea ricchezza e occupazione, investendo in infrastrutture, ricerca e innovazione».

Un linguaggio da manager per sedurre una platea di uomini del fare. Uno Stato presente ma non invadente, afferma tornando al punto. «Dobbiamo garantire a tutti le stesse possibilità di partenza, dopo spetta al singolo dimostrare quanto valga. È la rivoluzione del merito, che sarà la nostra bussola e ci permetterà di valorizzare il nostro patrimonio, cioè il capitale umano».

Poi certo bisognerà in qualche modo aprire il mercato del lavoro, anche l'Europa dovrà fare la sua parte, dobbiamo «garantire pari condizioni con le imprese straniere, stesse regole e tutele, sistemi di imposte allineati». E così finirà, si spera, il dumping fiscale e retributivo «che limita la competitività e provoca concorrenza sleale», come «un muro».

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