Sovraffollamento, certo. Ma è la violenza l'altro grande tema da affrontare e risolvere nelle carceri italiane. Due sere fa la rivolta nel carcere di Bari: un agente della penitenziaria preso a testate, un infermiere sequestrato. Nelle stesse ore e poi ieri mattina un bis a Regina Coeli, a Roma. Il tutto a coronare un'estate segnata da rivolte, incidenti e proteste. «L'infermiere barese», rivela al Giornale il segretario regionale pugliese, e responsabile nazionale del Sappe, Federico Pilagatti, «è stato fatto uscire dal reparto solo grazie al coraggio di un collega, un sovrintendente che si è offerto per uno scambio di ostaggi'». Eppure a innescare tutto è stata una minoranza. «A Bari solo quattro detenuti hanno provocato i disordini», racconta al Giornale Gennarino De Fazio, segretario nazionale di Uilpa penitenziaria. «Ma a differenza di quanto dichiarano all'Ansa fonti squalificate, rigorosamente anonime, del carcere prosegue De Fazio - questo non ridimensiona la questione, anzi: vuol dire che bastano 4 detenuti a mettere a soqquadro non solo il carcere ma tutta la regione». Ancora De Fazio racconta del lancio di bombolette di gas da campeggio, incendiate, contro gli agenti, due sere fa a Regina Coeli, nella capitale. Per poi concedere il bis, ieri, «con i detenuti armati di bastoni e armati di armi rudimentali nuovamente in rivolta», anche se per fortuna «dopo due ore di trattative è tutto rientrato». «Paghiamo il prezzo del sovraffollamento, il dazio per essere in forte sotto organico», sospira il sindacalista Uilpa, puntando il dito contro la «disorganizzazione complessiva dell'amministrazione penitenziaria».
Ma il segnale arrivato da Bari allarma come detto anche Pilagatti, che pone l'enfasi sul problema della violenza nelle carceri che, a suo dire «in questo momento sono ormai in mano ai detenuti, tanto è vero che in qualsiasi carcere d'Italia e a qualsiasi ora, basta che 2, 3 o 4 detenuti facciano un po' di casino per mandare la struttura in crisi, come è successo a Bari due sere fa». «L'altra sera spiega - a Bari c'erano 14 persone al lavoro in tutto, quindi non più di 7-8 agenti all'interno delle sezioni detentive, a fronte di quattrocento detenuti. Così è ovvio che bastano due detenuti a scatenare il caos». Pilagatti racconta come casi simili siano quasi all'ordine del giorno: «I detenuti coinvolti avevano già una serie di precedenti per aver creato disordini e disagi in altri penitenziari, sempre in Puglia. Uno, a Foggia, aveva mandato un altro agente in ospedale, un altro, proveniente da Lecce o da Taranto, idem. Un terzo, il boss del gruppo, è un detenuto con problemi psichiatrici, e in virtù di questo aveva mandato negli ultimi 45 giorni tre poliziotti penitenziari in ospedale, sempre a Bari, senza nemmeno beccarsi nemmeno un procedimento disciplinare, ma anzi vedendosi assegnare un programma di ergoterapia». Insomma, una situazione complicata e di costante tensione.
«Basterebbe applicare le leggi che ci sono come deterrente, dall'arresto in flagranza al carcere duro previsto dal 14 bis, oltre a trasferire fuori regione i violenti recidivi in sezioni apposite», sospira Pilagatti, che conclude: «Ma i quattro dell'altra sera sono finiti tutti in sezioni ordinarie e nella stessa regione».
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