C'è stato un periodo in cui si proclamava «rifugiato politico». E gli intellettuali francesi, che coccolavano la sua latitanza, lo avevano trasformato in una sorta di martire, perseguitato dai tirannici pm italiani. Poi il 13 gennaio 2019 venne infine catturato, questa volta in Bolivia, e trasferito in Italia dove con grande disinvoltura ammise quel che aveva sempre negato in precedenza: i quattro terribili delitti firmati sul finire degli anni Settanta dai Proletari armati per il comunismo, di cui era l'esponente più famoso. La corona di spine finì nella polvere, insieme alle strombazzatissime riflessioni di autorevoli maestri della gauche.
C'è un Cesare Battisti (nel tondo) per ogni stagione e oggi è arrivata quella della mediazione e della giustizia riparativa: l'ex terrorista rosso incontrerebbe volentieri i parenti delle vittime da lui ammazzate in quel delirio ideologico. Da Parma lo hanno spostato a Massa e così il detenuto è più vicino alla compagna brasiliana e al figlio di 10 anni. Adesso, o meglio nel futuro prossimo, potrebbe partire il percorso previsto dalla legge Cartabia che dovrebbe passare per i centri territoriali, in realtà ancora da organizzare.
Ma l'intenzione, anticipata da Repubblica, viene respinta al mittente da chi porta sulle proprie spalle il peso di quelle azioni scellerate. «Da parte mia e penso di tutti gli altri familiari - afferma Alberto Torregiani - non ci sono né la necessità ne l'interesse ad avere un incontro con lui, anche perché non si sono create nemmeno le condizioni eventuali per avviare un certo tipo di percorso. Come può un detenuto condannato a due ergastoli avere determinati benefici dopo pochissimi anni di carcere?».
Alberto Torregiani è il figlio di Pier Luigi, l'orefice ucciso da un commando dei Pac il 16 febbraio 1979 a Milano: nel conflitto a fuoco anche lui fu ferito, da un proiettile esploso dal padre prima di morire, e da allora è su una sedia a rotelle. Lo stesso giorno a Santa Maria di Sala, vicino Venezia, Cesare Battisti ammazzava il macellaio Lino Sabbadin. Il figlio Adriano è ancora più tranchant: «Dopo che è stato un uomo libero per oltre trent'anni, adesso Battisti piagnucola dopo nemmeno cinque anni di carcere.
No, non sono d'accordo».Insomma, la strada è tutta in salita, ma il progetto è partito. E la disponibilità di Battisti potrebbe fare curriculum per ottenere, come peraltro stabilito dalle nuove norme, un trattamento meno afflittivo.
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