Bce: "I dazi di Trump peggio del Covid"

Esplode l'incertezza. Giovedì il piano Ue per il risparmio, ecco gli strumenti sul tavolo

Bce: "I dazi di Trump peggio del Covid"
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Le offensive politiche di Donald Trump rappresentano una fonte di «incertezze» persino superiori a quelle vissute durante la pandemia di Covid-19. È quanto ha affermato il vicepresidente della Banca centrale europea, Luis de Guindos, sottolineando che nella valutazione dell'inflazione la Bce (in foto la presidente Christine Lagarde) deve «tenere conto dell'incertezza del contesto attuale, che è addirittura più elevata di quanto lo fosse durante la pandemia». L'instabilità è amplificata dai dazi annunciati dagli Stati Uniti e dalle risposte dei partner commerciali, creando un clima in cui «ogni giorno sembra essere annunciata una nuova tassa o ritirata una tassa annunciata». Il rischio di una guerra commerciale, avverte de Guindos, sarebbe «una situazione perdente per tutti», con conseguenze negative sulla crescita economica a causa dell'aumento dei prezzi. A questo si aggiunge la deregulation promossa dall'amministrazione Trump e la riduzione delle tasse sugli utili aziendali, che potrebbero alterare i flussi di capitali tra Europa e Stati Uniti.

In questo scenario di incertezza, l'Ue si prepara a discutere un progetto chiave: la creazione di un'«Unione del risparmio e degli investimenti». L'iniziativa, che sarà al centro del Consiglio europeo di giovedì prossimo, mira a mobilitare parte dei 10mila miliardi di euro attualmente depositati nei conti bancari dei cittadini europei, trasformandoli in investimenti produttivi. Secondo la Commissione Ue, il progetto risponde alla necessità di superare le barriere finanziarie tra Stati membri, considerate equivalenti a «dazi del 100%» sul mercato interno. Bruxelles punta a facilitare l'accesso ai mercati dei capitali per i piccoli risparmiatori e le imprese, favorendo la crescita economica.

Uno dei principali strumenti individuati dalla Commissione è il «conto di risparmio e investimento», un modello già sperimentato con successo e caratterizzato da regole fiscali semplificate, rendimenti agevolati e piattaforme digitali di facile accesso. Entro settembre, Bruxelles prevede di presentare un provvedimento legislativo in materia, accompagnato da raccomandazioni sulla fiscalità del risparmio e da un programma per migliorare l'alfabetizzazione finanziaria, dato che attualmente solo il 18% dei cittadini europei possiede competenze elevate in materia.

Parallelamente, il piano prevede una riforma della direttiva Mifid per rendere ancora più trasparenti i prodotti finanziari e accrescere la fiducia dei risparmiatori nei mercati dei capitali. Un altro pilastro della strategia è la semplificazione degli Eltif (European Long-Term Investment Funds), strumenti d'investimento a lungo termine finalizzati al finanziamento di progetti strategici, come le infrastrutture, l'innovazione e la transizione energetica.

Un ulteriore intervento chiave riguarda la facilitazione della quotazione in Borsa delle Pmi, riducendo gli oneri burocratici e rendendo più accessibile il mercato dei capitali anche alle aziende di dimensioni ridotte. L'obiettivo è creare un ecosistema finanziario unico che consenta una più agevole confluenza del risparmio privato verso l'economia reale, evitando che una parte consistente dei capitali europei venga investita al di fuori dell'Ue.

Tuttavia, la realizzazione di un mercato dei capitali unico incontra ostacoli strutturali. Attualmente, il 70% del risparmio europeo resta depositato in banca, mentre solo il 30% viene investito nel mercato dei capitali, una percentuale nettamente inferiore rispetto agli Stati Uniti. Inoltre, il mercato europeo soffre di una forte frammentazione, con regolamentazioni nazionali differenziate che rendono difficile l'accesso degli investitori internazionali. Negli Stati Uniti, i fondi pensione gestiscono patrimoni pari al 250% del Pil, mentre in Europa faticano ad arrivare all'80%.

Se si considerano anche le assicurazioni e i risparmi privati, la differenza è ancora più marcata: negli Usa gli investimenti a lungo termine rappresentano il 450% del Pil, in Giappone il 250%, mentre in Europa si fermano al 150%. Inoltre, ogni anno circa 300 miliardi di euro dei risparmi europei vengono investiti fuori dai confini Ue, soprattutto negli Usa, aggravando il divario finanziario tra i due mercati.

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