Dopo Belloni, verso la fumata bianca al Dis. L'ora di Rizzi, il vicedirettore dell'Aisi

La nomina potrebbe essere già formalizzata oggi. L'ambasciatrice si sfoga ancora: "Io nel tritacarne"

Dopo Belloni, verso la fumata bianca al Dis. L'ora di Rizzi, il vicedirettore dell'Aisi
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Già oggi potrebbe uscire - dal Consiglio dei ministri - la fumata bianca per il nuovo direttore del Dis. I pronostici della vigilia danno per certo il nome del prefetto Vittorio Rizzi alla guida del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, l'organo che coordina l'attività delle due agenzie (Aise e Aisi) che si occupano delle informazioni sulla sicurezza. Rizzi, da quattro mesi vicedirettore dell'Aisi, prenderà dunque il testimone da Elisabetta Belloni che proprio nei giorni scorsi aveva annunciato la sua prossima uscita. Altri nomi in lizza per il posto lasciato vacante dalla Belloni sono quello dello stesso direttore dell'Aisi, Bruno Valensise, e quello di Gianni Caravelli, direttore dell'Aise, che è andato personalmente a prendere Cecilia Sala a Teheran.

La nomina del direttore generale dei Servizi segreti spetta alla premier Giorgia Meloni, dopo aver acquisito il parere del Cisr (Consiglio interministeriale per la sicurezza). Si tratta, quindi, di un incarico che sul piano formale non richiede il via libera del Consiglio dei ministri, convocato domani pomeriggio alle 18 dopo la conferenza stampa di inizio anno di Meloni. Le dimissioni di Belloni saranno effettive a partire dal 15 gennaio e il governo è intenzionato a chiudere subito una partita delicata, sull'onda emotiva della liberazione della giornalista Cecilia Sala, che tutti a Palazzo Chigi rivendicano come un successo per l'Italia.

Alla luce degli ultimi avvenimenti (la liberazione della Sala e l'indicazione dei nomi per la sua successione) vanno rilette le dichiarazioni che proprio la Belloni ha rilasciato ieri al Corriere della Sera. «Una cosa ci tengo a dirla ed è l'unico motivo che mi fa rompere il riserbo che mi sono imposta in tutti questi mesi: non vado via sbattendo la porta», così esordisce la Belloni che parla del «tritacarne» nel quale è finita nelle ultime settimane. Ora, dice, è necessario «chiarire quanto è successo e soprattutto di sgomberare il campo da illazioni che fanno male non tanto a me quanto al Paese, soprattutto in un momento così delicato», afferma la direttrice del Dis. Il «tritacarne» inizia a lavorare, racconta, all'indomani del passaggi di consegne - l'11 dicembre scorso - del testimone della guida del G7 dall'Italia al Canada. «Sarei tornata sulla graticola», riferisce, perché era finito pure il suo incarico come «sherpa» nei delicati lavori preparatori degli incontri del G7.

Il suo nome era stato già fatto all'epoca della seconda elezione di Mattarella al Quirinale come possibile primo Capo dello Stato donna. E anche dopo la caduta del governo Draghi ci fu chi la inserì nella rosa dei possibili capi del nuovo esecutivo. Cosa che è accaduta di nuovo quando il ministro al Pnrr Raffaele Fitto è stato nominato vicepresidente della Commissione europea e le indiscrezioni davano come ormai imminente la designazione di Belloni al suo posto.

«Io sono un funzionario dello Stato - commenta la direttrice dimissionaria del Dis al Corriere -, faccio il mio lavoro e non è obbligatorio piacere a tutti o

andare d'accordo con tutti. Purché questo non metta in discussione i risultati, come infatti non è avvenuto. Però quando hanno cominciato a circolare voci sul mio successore ho ritenuto fosse arrivato il momento di lasciare».

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