Ben, ucciso a Kharkiv dalle bombe russe

Varesino, 27 anni, arruolato da marzo. La mamma: "Un eroe, era felice"

Ben, ucciso a Kharkiv dalle bombe russe

Lo scorso 15 giugno ha postato una foto su Facebook come fanno tanti suoi coetanei. Ma la sua foto era diversa. Era armato, indossava una tuta mimetica e non era casa sua, ma in Ucraina dov'era andato a combattere per respingere l'avanzata russa. «Una buona giornata in ufficio», scriveva a corredo della foto. Benjamin Giorgio Galli è morto in Ucraina a 27 anni, combattendo per i suoi ideali, per quello in cui credeva. Una bomba a grappolo lo ha travolto mentre si trovava nella zona di Kharkiv. Lo hanno confermato i genitori del ragazzo, adesso a Kiev in attesa di poter portare a casa la salma del figlio.

Ben, come era chiamato in famiglia, era nato e cresciuto Bedero Valcuvia, in provincia di Varese, ma da alcuni anni si era trasferito con la famiglia in Olanda e tornava spesso in Italia. Era appassionato di soft air, il gioco di armi in cui si sparano proiettili finti in squadre organizzate con gli amici che simulano tattiche militari. Fino a che, allo scoppio della guerra in Ucraina, ha deciso di imbracciare fucili veri, con proiettili veri e schierarsi a difesa del Paese invaso. «Noi abbiamo provato a dissuaderlo, ma non è stato possibile, era convintissimo. Ci ha detto che sentiva che quella era la sua strada, è un eroe», ha raccontato la madre del giovane, Mirjam Van der Plas. «I suoi compagni ci hanno raccontato che erano a Sud di Kharkiv ed è rimasto colpito dopo un bombardamento - ha aggiunto il padre Gabriel, che spiega di averlo sentito l'ultima volta lo scorso sabato - Abbiamo parlato a lungo, mi ha raccontato che finalmente non si stavano solo difendendo ma erano tornati ad attaccare e a riprendersi alcuni territori occupati. Mi diceva che i militari russi sembrano demotivati, aveva la sensazione che fossero quasi sollevati di ritirarsi. Prima di salutarci mi ha detto I love you, in inglese».

Le dinamiche dell'accaduto sono ancora poco chiare. Quel che è certo è che il giovane foreign fighter, che aveva anche la cittadinanza olandese, era dalla primavera scorsa in Ucraina, raggiunta dopo aver attraversato la Polonia. Si era unito come soldato alla prima Legione Internazionale di difesa dell'Ucraina, e sembra che abbia ricevuto il plauso anche del comandante Bogdan Molchanov, tanto che il padre la scorsa settimana ha scritto su Facebook che il figlio era stato «nominato eroe in azioni di guerra» e che gli aveva confidato: «Quando ritorno mi faccio un anno di vacanza». «Ti voglio bene, sarai sempre nei miei pensieri fratello Ben, eroe dell'Ucraina», ha scritto un commilitone, come altri, sotto la foto del profilo Facebook di Ben. Anche se non sono mancati sotto la stessa foto insulti da parte di utenti filorussi.

Benjamin Giorgio non è l'unico italiano partito per il fronte. Secondo le stime sarebbero circa una sessantina i foreign fighters arruolati per prendere parte al conflitto. La maggioranza tra le file ucraine, alcuni anche con i filorussi come Edy Ongaro, 46enne veneziano ucciso il 30 marzo.

Diverse procure italiane hanno indagato, cercando di percorrere il sottile filo che intercorre tra chi parte come volontario e chi lo fa come mercenario, violando quindi la legge. Intanto il conto delle vittime diventa sempre più pesante tra chi ha deciso che questa guerra va combattuta davvero. Sul campo. A costo della vita.

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