Berlusconi spariglia. Mentre il Paese è nel pantano e il Parlamento è incapace di sciogliere il nodo della legge elettorale, il Cavaliere offre una via d'uscita. Lo fa attraverso un'intervista al Messaggero con cui propone al Pd un patto sul «Tedeschellum», ossia un sistema proporzionale. In cambio, si potrebbe anticipare il voto, come spera e chiede Renzi. Ora, quindi, la palla passa al Nazareno, fino ad ora fermo sul «Rosatellum». Ma quest'ipotesi è un po' un azzardo perché, sulla carta, il leader del Pd non è così certo dei numeri al Senato. È vero che c'è lo strano accordo con la Lega di Salvini per cui alla Camera i numeri sono blindati. Ma a palazzo Madama il pallottoliere traballa. Renzi, da gran giocatore d'azzardo, confida che alla fine i numeri saranno dalla sua; ma se così non fosse?
Ecco allora la mossa del cavallo di Berlusconi che spiega: «Questa proposta (il Rosatellum ndr) non ha la maggioranza in Senato e così com'è spacca il Paese su un tema che invece dovrebbe unire». Quindi ecco la sua carta: «Il sistema tedesco è l'unico che funziona davvero in Europa nei paesi in cui non è prevista l'elezione diretta del presidente». Esclusa anche l'ipotesi che Renzi, nella sua manfrina sulla legge elettorale, possa poi procedere con un colpo di mano attraverso un decreto dopo aver detto a Mattarella «Visto? Io c'ho provato a trovare un accordo; ma siccome in Parlamento non è possibile, intervengo con un decreto legge». Il Cavaliere lo esclude: «Sarebbe davvero senza precedenti. E senza un accordo, il momento in cui sarà possibile ridare finalmente la parola agli italiani si allontanerebbe sensibilmente».
Decisivo il fattore tempo. Sebbene il Cavaliere nell'intervista non dica esplicitamente che si potrebbe votare in autunno, questo è il suo pensiero. Ed è quello che attira maggiormente Renzi, desideroso di incassare subito il consenso delle primarie; e timoroso di pagare pegno con una finanziaria che si preannuncia lacrime e sangue e quindi impopolare. Che il leader di Forza Italia abbia valutato di anticipare il voto non è un mistero. Due giorni fa a Milano ne fece accenno al comizio di presentazione del movimento animalista: «Da Roma mi dicono che ci sono molte probabilità che le elezioni si possano tenere il 24 di settembre - disse -. Quindi c'è da mettersi a lavorare subito». Logico che per il leader di Forza Italia non sarebbe auspicabile: «Ritengo che la legislatura possa finire nei suoi termini naturali, ossia a febbraio del 2018».
Per ora non è dato sapere se Renzi sia disposto o meno a siglare il «patto d'autunno» ma un segnale di apertura arriva dal ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina: «Se quella di Berlusconi è un'apertura vera, il Partito democratico sarà pronto a un confronto serio, non solo con Forza Italia ma con tutte le forze politiche, per dare agli italiani una legge di stampo europeo». Quel che è certo è che la proposta del «Tedeschellum» irrita Salvini che sogna il maggioritario: «Spero che il Parlamento approvi una legge elettorale maggioritaria snella per andare a votare», arringa i suoi. Tuttavia non chiude definitivamente all'alleanza con il Cavaliere sebbene ribadisca i suoi ultimatum: «Berlusconi non lo vedo da tre-quattro mesi, magari l'accordo lo troveremo. Io lavoro per questo - assicura il capo del Carroccio -.
Però, ripeto, sulle tasse, sul rapporto con l'Europa, sulla Turchia sull'immigrazione e sulla legge Fornero non ci sono vie di mezzo possibili». Ma il Cavaliere, intanto, attende la risposta dal Nazareno. Con la consapevolezza di essere ancora centrale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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