È già passato un mese. E abbiamo visto tutto quello che può succedere dopo la morte di un uomo come lui: funerali, lutto nazionale, testamento, discorsi. Tutto, tranne il «dopo Berlusconi». Il dopo Berlusconi e una traccia storica dei nostri tempi che ci accompagna da circa 15 anni, forse più.
Tutti i giornalisti, le televisioni, discorsi da bar e da salotto hanno più volte affrontato questo tema enorme e invisibile: il dopo Berlusconi. Il dopo Berlusconi è un'epoca immaginata ma che ancora non si vede e questo per il fatto su cui tutti ormai sembrano pacificati, che Berlusconi non sia stato soltanto un grande industriale e l'uomo politico che ha governato il Paese più a lungo, ma un modo di esistere. Modo di esistere che vale per entrambe le parti: quella dei berlusconiani e quella sempre irosa e irata, degli antiberlusconiani con l'elmetto, e le pieghe del disprezzo, stampate sulle labbra per default.
E questo, non per una vera ragione politica, ma per il fatto che per 30 anni tutto lo spazio politico è stato occupato, anche nei periodi di magra, sempre da lui: una persona e un interprete da esporre in un immaginario museo dei pesi delle misure, e dei caratteri più popolari. Il dopo Berlusconi non si vede per il semplice motivo che non c'è. Fausto Bertinotti l'ha detto in una maniera folgorante: «Berlusconi ha concesso trent'anni di vita in più a una sinistra che era già morta quando lui entrò in politica». E lo stesso dicasi a destra: a destra rumoreggiava una Lega Nord molto ideologica e separatista con radici federaliste, poi c'erano gli antichi neofascisti dell'Msi che Gianfranco Fini rimetterà in abiti moderni. E intanto si disfaceva la grande balena spiaggiata di una Democrazia cristiana che non era mai esistita come sentimento di partito, ma come una coalizione di interessi ben regolati.
L'Italia era famosa nel mondo per avere una crisi di governo ogni anno, ma questo lo pensava solo chi non capiva l'Italia, perché in realtà non c'era mai una vera crisi di governo ma soltanto una rotazione di interessi.
Berlusconi ha spaccato tutto, è entrato in scena cantando Charles Trenet sulle navi da crociera da ragazzo e poi dipingendo i muri delle case che andava edificando, fino all'idea geniale di aggiungere nei condomini un televisore in più collegato con certi scantinati in cui aveva creato una televisione di condominio che sarebbe diventata nazionale. Ehi era tutta roba che non si era mai vista e per questo Berlusconi fu riconosciuto come un nemico pubblico di tutti, non soltanto delle sinistre.
Molti industriali ereditieri lo guardavano con la puzza sotto al naso, ma tutto questo lo sappiamo perché la biografia di quest'uomo è particolarmente oggi ben nota, quello che è invece meno visibile e però palpabile è questa prevedibile immortalità del personaggio. Certo, immortalità è una parola grossa ma diciamo che Berlusconi ha svestito e rivestito tutti i caratteri della politica, ha fatto credere che fosse ancora in corso una rivoluzione comunista che invece era una crisi esistenziale di nostalgie perdute, e quindi tutto quello che è rimasto oggi dopo la sua morte, e benché sia morto, battendosi fino all'ultimo per compilare le liste dei candidati alle elezioni comunali, ma questo Paese faticherà enormemente per trovare i veri punti di conflitto se ce ne sono, e quelli di comune interesse - e ce ne sono - prima di ricostruire teatrali abbandonati da secoli come appunto la politica, i partiti, le cosiddette ideologie, perché quell'uomo aveva denudato il re e tutta la famiglia reale della politica del passato ma anche del costume.
Non è roba che si possa seppellire e abrogare dalla memoria. Infatti, dal dopo Berlusconi non si vedono tracce. Ma il mondo della giustizia e stato denudato in tutti nei suoi difetti e incurie. Quello del politicamente corretto si è andato ad appiattire a un livello di banalità quasi esaltante, e tutto questo è accaduto perché Berlusconi ha funzionato, forse senza neanche rendersene conto, come le macchie di inchiostro di Rorschach, quelle che usano gli psicologi per definire una personalità le macchie non significano assolutamente nulla ma tutti ci vedono qualcosa. E tutti hanno visto in Berlusconi ciò che avevano già negli occhi ma non sapevano di avere.
Questo secondo me spiega l'altissimo livello di sentimenti opposti e fortissimi non soltanto l'amore e l'odio, ma quella via di mezzo tra affettività globale e fastidio invidioso che ha funzionato come una piccola fiamma ossidrica tant'è che oggi gli italiani non sono assolutamente più quelli che erano quando questo incredibile italiano annunciò la decisione di scendere in campo, rivoluzionando così anche il lessico politico oltre quello del suo modo di raccontare sé stesso e la sua storia. Che cosa accadrà nel prossimo futuro non potremmo cominciare a immaginare soltanto dopo la fine di questo inaspettato ma inevitabile dopo Berlusconi che tutti si aspettavano ma che non accenna ad arrivare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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