Un po' costruttore, sempre con la «malattia del mattone», un po' Zorro, «ancora una volta in campo, per liberare l'Italia dall'oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria». Silvio Berlusconi è incontenibile, negli ultimi giorni di campagna elettorale. Se all'Ance promette di cancellare il codice degli appalti, sul nuovo sito web di Forza Italia il leader racconta di sentirsi un po' come «Don Diego de la Vega, un uomo che poteva vivere in maniera agiata e tranquilla e invece mette la maschera per proteggere il suo popolo».
Ai costruttori spiega di avere sempre «qualche casa in costruzione» e di lottare da 40 anni con la burocrazia «ammazza imprese». Insomma, i problemi della categoria li conosce bene e, strappando applausi, annuncia che il codice degli appalti, che «ha pesato sulla crisi», sarà «profondamente rivisto» e sostituito con le direttive europee. Poi torna sulla sanatoria edilizia: «Ogni cittadino ha diritto di fare una casa, non espressamente vietata - dice Berlusconi- e nei primi 3 mesi di governo faremo una legge che prevede di comunicare al Comune l'intenzione di costruire un edificio, prendendosene la responsabilità. Poi, se c'è qualcosa non in regola, 3 mesi per regolarizzare, nel caso una multa, anche salata, fino all'abbattimento dell'immobile, se qualcosa è insanabile». Notizie da far contenti i costruttori, ride il Cavaliere e chiede di «diventare missionari di libertà tra clienti, dipendenti, mogli, amanti e fargli votare Fi».
Giornata lunga e intensa, quella del leader azzurro. Inizia a Circo Massimo, su Radio Capital e si chiude la sera, al Tg5, dove commenta l'allarme sul voto del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker: «L'ho incontrato a Bruxelles e l'unica preoccupazione dell'Europa è una deriva populista-pauperista, che solo noi possiamo fermare. Raggiungendo una maggioranza in Parlamento e con un programma che ha come chiave di volta la flat tax, decisiva per far ripartire l'Italia. Votare per altri significherà un parlamento paralizzato. O Fi o il caos».
Berlusconi assicura che l'alleato Matteo Salvini «non è affatto estremista, è pirotecnico, ma il linguaggio violento viene dal M5s. Soprattutto quello di Di Battista è il linguaggio dell'odio». Nell'opuscolo per i candidati azzurri l'ex premier spiega che, se vincono i grillini, ci attende «un governo Spelacchio», come il brutto albero di Natale della sindaca Raggi a Roma, morto prima della Festa. Ma il Cav è sicuro di aver già fermato la «setta» di Grillo. Poi chiarisce di non aver invitato gli espulsi dal M5s: «Se chiedessero di entrare in Fi direi di no». Non ci sarà bisogno di voti responsabili, perché il centrodestra avrà la maggioranza in Camera e Senato. Se poi gli ex grillini voteranno «qualche nostro provvedimento, non potrà che farmi piacere». A Salvini, che «ha il forte desiderio di primeggiare», il Cav ricorda che negli ultimi sondaggi la Lega è dietro di 4 punti rispetto a Fi. E sulla manifestazione unitaria del primo marzo, con il leader del Carroccio e Giorgia Meloni di Fdi, dice: «Ancora nessuno mi ha chiesto di partecipare, ma non lo escludo». Salvini replica: «Manderemo un formale invito».
Berlusconi è scettico, gli sembra «un sistema vecchio di fare politica», meglio radio, tv, la rete. Non è andato al meeting anti-inciucio della Meloni, ma quel giorno a Che tempo che fa ha avuto «oltre 4 milioni di spettatori». Ambizioni per il Quirinale? «Non ci penso». La sentenza di Strasburgo? «Me ne frego».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.