Berlusconi e il pericolo Cina: "La nostra libertà è a rischio"

Il Cavaliere preoccupato: "Pechino vuole l'egemonia". Salvini minimizza: "Non saremo colonia di nessuno"

Berlusconi e il pericolo Cina: "La nostra libertà è a rischio"

Roma - Grande la confusione sotto il cielo sovranista. Ma non «tutto va bene»: Mao Tze Dong in persona avrebbe messo in guardia dal rischio di una faciloneria che si compiace della (più formale che altro) amicizia personale con l'americano Trump, però guarda al russo Putin in funzione anti-Ue, di cui pure si fa parte e, quando arrivano i cinesi a fare shopping, già stende tappeti rossi. «La Cina è vicina...», sbocconcella garrulo il premier Conte, che continua a perorare le cause di governo come se fosse in tribunale (non del popolo). E se i sottosegretari fedeli alla consegna continuano per tutta la giornata a minimizzare, sopire, ridurre il tutto «alla firma di un memorandum», la prospettiva della nuova «via della seta» di Xi Jinping pare tutt'altro che orizzonte roseo. A vederlo nero, invece, è il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che di buon mattino dagli studi di Canale 5 dà la sveglia agli italiani.

Il memorandum con la Cina è «certamente una opportunità - spiega Berlusconi -, ma in questo momento per come è la situazione prevalgono i rischi... Ieri per la prima volta si è registrata qualcosa di positivo nel Parlamento Ue che ha approvato un documento che dice attenzione ai rapporti con la Cina... perché è in atto un'offensiva della Cina sul piano commerciale ed economico che fa intravedere con chiarezza una sfida sul piano politico e forse anche militare. Si confrontano due vie opposte: la nostra via occidentale, liberale, e una via totalitaria». Il rischio è totale, continua Berlusconi, perché «siamo in un'epoca di intelligenza artificiale, un'epoca 5G. Chi arriverà ad essere il numero uno nell'intelligenza artificiale arriverà ad essere il numero uno, qualcuno dice il padrone, del mondo. Io sono molto preoccupato, anche per il futuro dei miei figli». Il quartier generale di Forza Italia è unanime. «Il rischio è oggettivo», conferma il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani. Si fa vivo per l'occasione anche l'ex presidente europeo Romano Prodi, per precisare come certe competenze spettino alla Ue, «non all'Italia», che invece potrebbe nel frattempo efficacemente «modernizzare i porti». Anche l'ex leader pd Bersani avverte: «La Cina non è la Tav, va maneggiata con cura». Ma dai 5S c'è solo supponenza e irrisione: «Polemiche sul nulla, l'opposizione vuole solo bloccare la crescita» (sic!). Con le ossa rotte esce il premier Conte, invitato dall'opposizione (Fi, Pd e Leu) a riferire alle Camere; lo farà martedì, nel corso di un'informativa più generale.

Tensione non certo smorzata dall'intervento del vicepremier leghista, Matteo Salvini, che già in mattinata aveva detto di considerare «l'interesse nazionale prima di tutto» e assicurato di non volere che «l'Italia sia colonia di nessuno». Ergo, come sempre, «ne stiamo parlando: studiamo, valutiamo, approfondiamo». Peccato però che il 22 marzo, alla firma del memorandum, «purtroppo io non ci sarò», dice Salvini. Sarà solo un caso?

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