Tra un incontro con il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, e un blitz per riportare ad Amatrice i funerali delle vittime del sisma fermando le proteste dei familiari, Matteo Renzi lancia un nuovo appello alla coesione nazionale post-terremoto.
«Abbiamo decine di argomenti su cui possiamo dividerci e litigare: su questo lavoriamo insieme», propone. C'è la ricostruzione da avviare nelle zone colpite, che «dovrà avvenire nel modo più trasparente». E poi c'è il piano per la prevenzione dei rischi, che il governo ha ribattezzato «Casa Italia», e che è - spiega - «un progetto di lungo respiro, che richiederà anni». Nei prossimi giorni, annuncia, verrà presentato a «tutti i soggetti interessati», dai sindacati ai costruttori agli ambientalisti. «Nella mia responsabilità di capo del governo - aggiunge - proporrò a tutte le forze politiche di collaborare su questo. Con Casa Italia in ballo c'è il futuro dei nostri figli, non di qualche ministero. E proporrò a tutti i partiti di dare una mano, perché la politica offra una dimostrazione di strategia e non solo una rissa dopo l'altra». Quanto ai fondi per finanziarlo, la trattativa con la Ue sulla flessibilitá si annuncia laboriosa ma il premier è netto: «All'Europa dico che quel che serve per questi obiettivi ce lo prenderemo, punto». Concetti ribaditi in serata in un'intervista al Tg1: «Controlli serrati sulla ricostruzione con l'Anac di Cantone. Non faremo sconti a nessuno».
Le risposte dal fronte delle opposizioni sono diverse: se i Cinque Stelle, nonostante il terremoto, sembrano intenzionati a continuare la guerriglia permanente, il centrodestra non si sottrae al richiamo della responsabilità nazionale di fronte alla tragedia. Anche se Forza Italia tiene a sottolineare i contorni limitati della sua disponibilità, che - precisa un comunicato ufficiale col timbro di Silvio Berlusconi - non andrá «al di là della doverosa disponibilità a votare in Parlamento eventuali provvedimenti» a favore dei terremotati. Nessuna apertura a «rinnovati accordi con il governo», nessun «Nazareno bis» avallato da qualche retroscena in questi giorni. Quindi, come spiega Mara Carfagna, «ben vengano le aperture di Renzi, che oggi chiama tutte le parti politiche a collaborare». Ma questo non vuol dire che Forza Italia ammorbidirà la propria linea di opposizione, a cominciare dal referendum. E infatti anche in casa Pd si registra una frenata: «Può darsi che nei prossimi giorni ci siano tavoli di incontro tra governo e capigruppo parlamentari, come è successo sul tema del terrorismo subito dopo gli attentati in Francia - dicono ai piani alti del Nazareno - ma al momento non c'è nulla di concreto in agenda. Quella di Renzi è una esortazione all'unità innanzitutto come Paese».
Del resto anche le polemiche sul caso Errani dimostrano che il clima politico tra maggioranza e opposizione difficilmente cambia, nonostante le emergenze nazionali. La scelta di Renzi di nominare l'ex presidente della Regione Emilia Romagna come commissario per la ricostruzione scatena subito gli attacchi furiosi dei grillini, nonché di alcuni leghisti ed esponenti di Forza Italia. «Una mossa temeraria, fatta in funzione delle logiche interne al Pd in vista del congresso», attacca Maurizio Gasparri. Errani, oltre alla lunga esperienza di amministratore e alla gestione (con ottimi risultati, come sottolinea ad esempio il governatore leghista Maroni) del post-terremoto in Emilia, è infatti esponente della minoranza bersaniana del Pd, e i critici vedono dietro la sua investitura un tentativo di tener buona la fronda interna, che del resto è rimasta spiazzata dalla scelta. Ma il premier la difende: «Per la ricostruzione, penso soprattutto al modello emiliano del 2012.
Quel territorio ha tenuto botta, come si dice da quelle parti, ricostruendo subito e bene. Le aziende sono ripartite, più forti di prima. E la coesione mostrata è stata cruciale per raggiungere l'obiettivo». E annuncia la nomina in settimana.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.