È una giornata sull'ottovolante quella che si vive nel centrodestra. Ventiquattro ore ad alta tensione segnate dalla riunione che all'ora di pranzo vede riuniti a Palazzo Grazioli Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni che di fronte al «veto» di Luigi Di Maio ribadiscono la candidatura di Paolo Romani per la presidenza del Senato. La grande trattativa in vista dell'elezione dei presidenti delle Camere è così in stand-by, così come la bozza di accordo che prevedeva la poltrona più alta di Montecitorio per i Cinquestelle e quella di Palazzo Madama per il centrodestra e per Forza Italia in particolare. Tutto azzerato? «Mi sembra proprio di sì» risponde il segretario della Lega Matteo Salvini. Uno stallo che in serata una riunione di tutti i capigruppo - compreso il Pd dopo che in giornata aveva rifiutato di essere coinvolto - si prova superare. Renato Brunetta e Paolo Romani, però, non ci stanno ad avallare il rifiuto di Di Maio di dialogare con il presidente di Forza Italia. E fanno sapere che «di presidenze parlano i leader e il nostro leader è Silvio Berlusconi: siamo qui per discutere solo di vicepresidenze e segretari d'Aula». Una linea ribadita anche alla fine dell'incontro: «Il M5s non vuole sedersi a un tavolo con Berlusconi. Questo è inaccettabile» dice Brunetta. «Ma il leader del centrodestra è Salvini e siamo pronti a incontrarlo. Non il Cavaliere», la controreplica grillina. La proposta di tutti i capigruppo del centrodestra è di fissare per questa mattina alle nove un incontro dei leader. Soltanto queste condizioni il centrodestra è disponibile a rinunciare al nome di Romani mettendo in campo una «rosa» in cui scegliere.
La situazione, dunque, resta intricata e salvo sorprese Forza Italia alla Camera oggi voterà scheda bianca, così come dovrebbe farlo anche al Senato nelle prime due votazioni (ma alla Camera si potrebbe anche andare su Giancarlo Giorgetti). Poi il centrodestra compatto potrebbe chiudere già sabato pomeriggio al ballottaggio votando Romani, con l'astensione del Pd. «L'idea di trattare non con Berlusconi ma con un berlusconiano non è ovviamente ricevibile» dicono da Piazza San Lorenzo in Lucina. «Non può essere certamente un ragazzo di trent'anni a metterci dei veti», spiegano anche se in pochi credono davvero che l'incontro sia possibile. Berlusconi ne fa una questione di metodo «che in questo caso è sostanza», è la spiegazione data durante l'incontro con Salvini e Meloni. Un principio da tenere a mente anche quando si inizierà a discutere del governo. «Non è che possono mettere veti su un nostro candidato e poi scegliersi il proprio», il ragionamento.
Di certo Forza Italia è soddisfatta per la ritrovata centralità berlusconiana. Il problema, naturalmente, sarà verificare la tenuta del centrodestra alla prova dell'urna e dissipare qualche sospetto incrociato che continua a dimorare, soprattutto dalle parti di Forza Italia verso i parlamentari del Carroccio. La riunione dei capigruppo, però, in questo senso viene definita «confortante». I grillini preferirebbero che Forza Italia schierasse Maria Elisabetta Alberti Casellati. L'ex consigliera del Csm nella rosa dei nomi azzurri circolata in questi giorni è quella che ottiene da parte loro il gradimento massimo.
Nel centrodestra si ragiona, però, anche su un'altra soluzione ovvero una doppia astensione, con M5S che potrebbe astenersi al Senato e lasciare che il centrodestra si elegga il proprio candidato e il centrodestra che potrebbe fare lo stesso alla Camera. È chiaro, però, che questo non sarebbe certo il viatico migliore per favorire la nascita di un governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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