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Ma Berlusconi non ha fretta: prima ci sono le Comunali

La strategia del Cavaliere: insistere per una riforma proporzionale. Perché non si fida troppo di Renzi

Ma Berlusconi non ha fretta: prima ci sono le Comunali

Berlusconi arriva a Roma per dare la scossa al partito. A cena a palazzo Grazioli vede tutti i coordinatori regionali per motivarli alle prossime battaglie. Ci sono le elezioni amministrative ma c'è anche il problema che le casse del partito sono vuote. Ecco perché, a tutti, chiede massimo impegno per trovare le risorse e rilanciare il movimento: «Io sarò al vostro fianco», rassicura sempre tutti. Naturalmente nel menu politico c'è anche la legge elettorale tema a cui il Cavaliere non s'è mai appassionato più di tanto. «La gente non mangia con il proporzionale o il maggioritario», ripete spesso. Ma il tema è all'ordine del giorno per cui anche in questa occasione Berlusconi ribadisce qual è la sua cup of tea, ossia il suo sistema ideale: proporzionale puro per garantire la massima corrispondenza tra forze nel Paese e rappresentanza in Parlamento; premio di maggioranza assegnato alla coalizione vincente e non alla lista; nessuna preferenza e capilista bloccati.

La scelta del Pd di affossare il testo base precedente, che maggiormente si avvicinava ai desiderata di Forza Italia, era abbastanza scontata; meno scontata una nota ufficiale del Cavaliere che, nella notte di martedì, ha lamentato tutta la sua «perplessità per la unilaterale proposta di un finto modello tedesco, il cosiddetto verdinellum». Dal Cavaliere, quindi, arriva il pollice verso. Tuttavia ci sono parti della legge proposta del Pd che potrebbero andare anche bene al leader di Forza Italia. Innanzitutto il sistema favorisce le coalizioni e, dato l'attuale atteggiamento sprezzante di Salvini, l'ipotesi di un listone Forza Italia-Lega sarebbe altamente improbabile. Il nuovo Italicum cassato dal Pd prevedeva invece un premio alla lista che avrebbe imbarazzato sia Berlusconi sia Salvini. Col Verdinellum o Rosatellum, invece, si potrebbe ragionare in termini di coalizione del centrodestra, matrimonio molto meno rigido rispetto al listone unico. Infatti il governatore della Liguria Giovanni Toti, da sempre sponsor più acceso della tenuta dell'alleanza con la Lega, non si fascia la testa, anzi: «Il semi-Mattarellum con alcune accortezze nell'uso, così come l'Italicum esteso al Senato con i capilista sbloccati, possono essere due buone ipotesi di partenza». Altra parte che piace a Berlusconi è quella che riguarda il «no» alle preferenze che anche Renzi vede come fumo negli occhi perché i capilista bloccati gli permetterebbero di far fuori definitivamente la minoranza interna.

In ogni caso il leader di Forza Italia non ha alcuna fretta di sciogliere i nodi della legge elettorale (anche qui a differenza di Salvini che invece scalpita per andare al voto il prima possibile, ndr). Un po' perché c'è sempre la sentenza di Strasburgo che potrebbe riabilitarlo in toto; un po' perché se si scavallasse l'autunno sarebbe il Pd a sobbarcarsi l'onere di una legge di stabilità che già si preannuncia lacrime e sangue e quindi impopolare.

Ma poi c'è un «ma»: perché tendere la mano a Renzi che già più volte l'ha fregato? La rottura del patto del Nazareno, la decisione di eleggere da solo il capo dello Stato è stato uno schiaffo che il Cavaliere non dimentica: «Renzi non ha mantenuto la parola data; e questo per un politico è molto grave».

Ecco, al di là dei tecnicismi sulla legge elettorale il Cavaliere ragiona così: mi posso fidare ancora di Matteo? La risposta pare essere di no.

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