La stretta economica, l'emergenza sanitaria e, adesso, la crisi internazionale seguita alla caduta di Kabul nelle mani dei talebani dimostrano la necessità di un'Unione Europa più coesa e capace di parlare con una sola voce. È quanto emerge dal primo dei tre giorni del vertice del Partito popolare europeo ospitato a Roma, dove la prima formazione politica al Parlamento europeo si è riunita per discutere di agricoltura, migrazione, lavoro e futuro dell'Europa. Vertice che vede la partecipazione del gotha del partito guidato da Manfred Weber (presidente) e Antonio Tajani. In videoconferenza ieri è intervenuta anche Ursula von der Leyen, mentre è atteso per questa mattina - sempre in videoconferenza - l'intervento di Silvio Berlusconi. È da marzo che non compare in video il leader di Forza Italia che si dice onorato della scelta della sede italiana per il vertice. Berlusconi parlerà solo di politica internazionale ricordando tra l'altro la necessità di un'Unione europea più salda e di un esercito comune.
L'acuirsi della crisi internazionale mostra chiaramente che l'Europa rischia di rimanere tagliata fuori. Cina e Russia si sono già offerti come interlocutori privilegiati del nuovo Afghanistan, mentre il nuovo patto militare per il Pacifico (Australia, Inghilterra e Stati Uniti) taglia fuori la stessa Europa anche dal punto di vista delle commesse militari. Ed è la stessa von der Leyen da New York a chiedere spiegazioni sul ritiro delle commesse australiane alla Francia.
Weber e Tajani, ieri con una lettera aperta al Corriere della Sera, hanno insistito sulla necessità di un new deal più solidale che aiuti il continente a costruire nuovi posti di lavoro e a dotarsi di una rinnovata competitività. «Con la decisione di sospendere il patto di stabilità e poi con Next Generation EU gli Stati hanno indicato la strada per fronteggiare le difficoltà dell'economia» ribadisce Tajani nel corso del vertice romano. «Prima che l'economia torni alla normalità - gli fa eco Manfred Weber -, credo che non dobbiamo considerare di cambiare alcuna regola perché quelle attuali vanno bene. Abbiamo visto che possono essere applicate anche in tempo di crisi. Dobbiamo tornare alla normalità, poi possiamo valutare cosa fare in futuro»,
La nascita dell'Hera, l'autorità che a livello europeo gestirà la ricerca medica e le future emergenze sanitarie sulla scorta dell'esperienza accumulata con la lotta al Covid, mostra anche una nuova frontiera dell'azione comunitaria. «L'obiettivo di un'Unione europea della salute e la nascita dell'Hera - commenta l'europarlamentare azzurra Luisa Regimenti - insieme con l'auspicabile produzione di un vaccino europeo, possono avere un valore assoluto anche in termini economici, attraverso la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro. Se si vogliono combattere il Covid, il cancro, la Sla, e altre gravissime malattie occorre approntare medici, personale sanitario, ricercatori, dispositivi, strutture e mezzi. Perché per prevenire nuove crisi pandemiche bisogna dotarsi di un corpo sanitario europeo in grado di intervenire tempestivamente».
Il vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas affronta poi il tema dei migranti e ricorda che servono regole eque sulla gestione di questa emergenza.
Sulla stessa linea il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè che auspica la definizione di un unico confine europeo che comporti per i singoli Paesi una condivisione delle responsabilità. Mulè poi si appella alla Lega di Salvini. «I tempi sono maturi - dice - perché il Carroccio abbandoni i sentimenti nazionalistici per condividere con Forza Italia i valori europeisti del Ppe».
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