Genitori che protestano, Tribunali che intervengono per riaprire le classi, sindaci che chiedono di non chiuderle nemmeno nelle zone rosse, caos sugli figli dei lavoratori dei servizi essenziali alla fine costretti alla dad come tutti gli altri perché manca la norma che consentirebbe loro di rimanere tra i banchi.
Non c'è pace per la scuola in tempi di Covid. E nemmeno prospettive certe, ora che il nuovo ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, rivendicando la scelta del primo Dpcm Draghi, non dà certezze sul futuro degli studenti: «Non c'è un orizzonte per la riapertura delle scuole», dice spiazzando tutti. Con i contagi che non frenano, nei prossimi giorni rischiano di tornare in didattica a distanza 9 alunni su 10. Una prospettiva che non piace a nessuno. «Una decisione sofferta, ma responsabile», ammette il ministro, che avrebbe voluto lasciare i ragazzi in presenza ma si è trovato a fare i conti con una curva epidemiologica in continua ascesa. Troppo rischioso lasciare le scuole aperte con le varianti che dilagano «prediligendo» i ragazzi. Per l'infettivologo Massimo Galli «le scuole non sono mai state un ambito sicuro, sia per quanto riguarda l'interno che tutto quello che ruota intorno». «Certe decisioni - sostiene - non sono evitabili, detto con la morte nel cuore perché sono il primo a pensare che la scuola non in presenza è una grande iattura». Anche per Fabrizio Pregliaso, direttore sanitario Irccs Galeazzi di Milano, le scuole «hanno contribuito a far esplodere la seconda ondata». Ma la loro chiusura, dice, «deve andare insieme a quella dei centri commerciali».
Una sfida difficile per quei ragazzi che si ritrovano confinati di nuovo davanti ad uno schermo. Una ricorsa continua per i presidi, costretti ad adeguarsi a questo estenuante stop and go. Ma Antonello Giannelli, presidente della loro associazione nazionale, «non se la sente di gettare la croce addosso a chi ha gestito una situazione così difficile». Certo, ammette che «sono state fatte scelte che potevano essere diverse», ma la scuola è complessa e «non si può dire che all'estero hanno fatto molto meglio di noi». Mentre ci sono Regioni che hanno imposto la dad pure dove i numeri non obbligavano a farlo, c'è chi vorrebbe tenere i ragazzi tra i banchi ad ogni costo. Così il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, che ha scritto al premier Draghi per scongiurare la chiusura delle scuole in zona rossa. «Siamo pronti a tutti i sacrifici necessari, ma chiudere le scuole mette in crisi la tenuta sociale», dice.
Al contrario, in Calabria, è intervenuto il Tar per sospendere l'ordinanza con la quale il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, aveva disposto la chiusura delle scuole di ogni e grado in Calabria, zona gialla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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