"Basta paternalismo", "Dubbi". I cattolici e il Natale smarrito

Per il Bianco e il Nero abbiamo chiesto al deputato di Italia Viva, Luciano Nobili, e la senatrice centrista Paola Binetti quale sia, per un cattolico, il vero senso del Natale

"Basta paternalismo", "Dubbi". I cattolici e il Natale smarrito

I cattolici, che hanno già trascorso le vacanze pasquali in quarantena, si apprestano a festeggiare anche il Natale in lockdown. Per il Bianco e il Nero abbiamo chiesto al deputato di Italia Viva, Luciano Nobili, e la senatrice centrista Paola Binetti quale sia, per un cattolico, il vero senso del Natale.

In molti dicono che bisogna ritrovare il senso autentico delle festività. Ma quale sarebbe questo senso autentico e come si concilia con la distanza coi familiari e con la messa anticipata?

Binetti: “Il senso vero del Natale, per chi crede, è ricordare la nascita di Gesù, un evento che cambia la storia. Non a caso noi dividiamo il tempo in avanti e dopo Cristo proprio perché la venuta di Cristo cambia la numerazione del tempo, a dimostrazione dell'importanza di tale venuta che riempie di senso e di significato la vita di tutti noi. Il primo punto, dunque, è la vita di fede. Poi come avviene la nascita di Gesù? In famiglia con un padre e una madre, probabilmente senza parenti intorno, ma in compagnia dei pastori e dei magi che arrivano in un tempo successivo. Il secondo senso del Natale, quindi, è la vita di famiglia, l'intimità e l'intensità di questi rapporti”.

Nobili: “Mi rendo conto di come sia difficile per tutti noi affrontare questo Natale come negli anni scorsi, per via delle restrizioni che certo ci limitano - soprattutto quando sono confuse e tardive - ma non posso non pensare in particolare a chi lo passerà in solitudine o con prospettive molto negative rispetto alla propria attività messa in crisi dalla pandemia e alle decine di migliaia di famiglie italiane per le quali sarà un Natale particolarmente triste perché hanno perso qualcuno di caro a causa del COVID senza magari averlo neanche potuto salutare. Tutto questo può abbatterci, ma forse può anche restituirci attenzione alle cose che contano davvero, alla vita che nonostante tutto non muore e rinasce ogni anno, il 25 dicembre. Insieme alla nostra speranza. Questo forse è il senso autentico di questo appuntamento che dobbiamo ritrovare”.

Papa Bergoglio, solo pochi giorni fa, ha dichiarato che: “Il consumismo ci ha sequestrato il Natale". Lei è d'accordo?

Binetti: “I magi, quando gli viene annunciata la nascita del Redentore, scendono portando i doni che possiedono. Ognuno di loro, cioè, porta i doni che può. Il consumismo, invece, si scatena quando si va oltre quella semplicità naturale che caratterizza ciò che io ho e ciò che io sono e faccio dono di me per ciò che sono. Da questo punto di vista bisogna riuscire a dire no al consumismo, senza perdere il sì profondo che ognuno di noi può e vuole dire alla capacità di farsi dono e di portare doni”.

Nobili: “Non ha detto solo questo Papà Francesco una settimana fa. Anche ieri è tornato sull’argomento che evidentemente ha molto a cuore e ha ribadito che anche se il Natale è diventato una festa di 'tutti', anche siamo presi dai regali e dalle tavole imbandite (per chi può permetterselo) non può ridursi solo a questo. Un Natale ricco di doni e povero di fede e di umanità non è un vero Natale. 'Il cristiano sa che il Natale è un avvenimento decisivo, un fuoco perenne che Dio ha acceso nel mondo, e non può essere confuso con le cose effimere. il Natale ci invita a riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia, nella quale gli uomini, feriti dal peccato, vanno incessantemente alla ricerca di verità, di misericordia, di redenzione; e, dall’altra, sulla bontà di Dio, che ci è venuto incontro per comunicarci la Verità che salva e renderci partecipi della sua amicizia e della sua vita'. Non ho nulla contro i consumi che magari ci aiutano a rialzarci dalla crisi, ma, per chi ha la fortuna di credere, il Natale è soprattutto questo: un momento di riflessione profonda”.

I cattolici in questo 2020 hanno trascorso sia la Pasqua sia il Natale con il lockdown. Decisione giusta oppure ha minato, anche solo parzialmente, la libertà di culto?

Binetti: “Il governo, in questo Natale, rispetto alla Pasqua ha dimostrato un atteggiamento più intelligente, più illuminato e meno arrogante e meno prepotente. Sarà possibile celebrare il Natale liturgicamente, mentre a Pasqua è molto molto più difficile perché le regole sono state più dure e più stringate. Per noi credenti restare nel cuore la via Crucis fatta dal Papa in quella piazza San Pietro deserta. Ricordo anche la preghiera del giovedì Santo con quella lunga esposizione dell'ostensorio che il Papa fece in quell'occasione. Le celebrazioni di Papa Bergoglio, come anche la messa delle 7 del mattino, hanno aiutato tante persone. Se uno vuole, Dio si incontra. È che noi dobbiamo riuscire a far scattare nel cuore di ognuno questo desiderio di intimità con Dio”.

Nobili: “A Pasqua questo rischio è stato corso. Le restrizioni immaginate dal governo nel primo lockdown hanno messo a serio rischio la libertà dei fedeli. E sono felice che in quel momento c’è stata una sollevazione in tutto il Paese, alla quale ho partecipato.
Non solo dei fedeli, non soltanto della Cei o di donne e uomini delle istituzioni, ma anche dei tanti laici e dei tanti non credenti che sanno bene quale sia il valore positivo, direi fondamentale, della religione nella nostra civiltà. Abbiamo tutti ancora negli occhi e nel cuore le immagini potentissime delle Via Crucis di Papa Francesco, una delle più intense di sempre. Per fortuna quel problema è stato risolto e seppur con qualche cambiamento di programma potremo celebrare come si conviene il Natale. La fede non è mai un fatto individuale”.

Conte ha dichiarato che questo sarà un Natale sobrio. Secondo lei il governo come ha gestito l'emergenza?

Binetti: “Il governo ha gestito l'emergenza con una comunicazione troppo sotto muro. Le indicazioni sono arrivare all'ultimo momento e sono molto rigide, mentre le eccezioni previste stanno creando non poche incertezze. Il governo ha scelto una linea rigida, ma non potendo, nella rigidità, contemplare tutta la complessità delle situazioni ha aperto a delle eccezioni che hanno creato confusione. Se lei parla con le persone, a tutt'oggi, non sanno cosa possono fare oggi e domani. Sei messo nelle mani del vigile che magari ti chiede quanti anni ha tuo figlio. Ma sono 14 anni appena compiuti, da compiere o 14 anni che non sono ancora diventati 15? per quanto riguarda la sobrietà non dimentichiamo che molti hanno perso il lavoro o vivono una situazione di difficoltà”.

Nobili: "Io penso che chi ha responsabilità di governo dovrebbe risparmiarsi i toni paternalistici che troppe volte abbiamo sentito a Palazzo Chigi. Per ciascuno sarà il Natale che vorrà, in libertà, in una situazione molto complicata per il nostro Paese. Io credo che il bilancio di come è stata affrontata la pandemia dall’Italia sarà opportuno tracciarlo quando ce la saremo lasciata alle spalle, grazie al vaccino. È un mezzo miracolo che sia arrivato così rapidamente e dovremmo farlo tutti per permetterci di sconfiggere un mostro che finora abbiamo combattuto con armi insufficienti. Certo pesano i ritardi che abbiamo visto su troppe questioni, dalle mascherine ai banchi, pesano gli 8 mesi senza scuola dei nostri adolescenti: un danno difficilmente riparabile che rischia di mettere nei guai una generazione, rispetto ai loro coetanei francesi e tedeschi dove le cose hanno funzionato meglio. Pesa il dato di essere diventato il Paese con il Più alto numero di vittime in proporzione alla popolazione. Ma io sono abituato a guardare avanti, più che indietro. Ora dobbiamo concentrarci sulla riapertura delle scuole il 7 gennaio, sul trasporto pubblico che deve funzionare in sicurezza e sulla distribuzione rapida ed efficace del vaccino. Su questi tre dossier, davvero, per il governo è vietato sbagliare".

C'è un provvedimento che lei, qualora fosse stata al posto del premier Conte, avrebbe portato avanti in questi mesi di emergenza Covid-19?

Binetti: “Abbiamo avuto una politica sanitaria totalmente centrata sul Covid: dalla drammatizzazione di alcune situazioni all'attesa quasi messianica del vaccino, ma non abbiamo prestato pari attenzione a tutti gli altri malati. Che siano disabili, malati rari, oncologici o cronici. Abbiamo dimenticato che ci si può ammalare e si può morire di molte altre malattie”.

Nobili: "Avrei preso già da sei mesi i 36 miliardi di euro del Mes che l’Europa ci ha messo a disposizioni a condizioni incomparabilmente favorevoli per mettere a posto la nostra sanità. Sono soldi pronti subito per i nostri ospedali, i pronto soccorso, i medici, gli infermieri, gli specializzandi.

Chiunque abbia frequentato i nostri ospedali e la nostra sanità in questi mesi sa che ne abbiamo un gran bisogno. Non utilizzare questi soldi per colpa di un pregiudizio ideologico anti europeo che accomuna Conte, il M5S, Salvini e la Meloni è un errore imperdonabile".

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