Da tempo, specie dal ritiro dall'Afghanistan e dalla visita di Biden in Arabia Saudita, si poteva intuire quello che il New York Times ha presentato come una rivelazione mercoledì: l'amministrazione Biden ha negoziato con Teheran in segreto un limite del programma nucleare compensato da un poderoso rilascio di fondi all'Iran e la restituzione di alcuni prigionieri americani. Lo scopo di quello che il Nyt chiama «un cessate il fuoco politico» è impedire un'escalation nell'arricchimento dell'uranio ormai a livelli altissimi, e di contenerlo al 60%, perché non raggiunga il livello della bomba, il 90%.
Gli Usa si sono affrettati a smentire le tre fonti, americana, israeliana e iraniana, della notizia. Biden sembra impressionato dalla abilità e dalla guasconeria con cui l'Iran sfida l'Occidente, si allea platealmente con il suo peggior nemico attuale, la Russia, gli fornisce una delle armi più di successo nel conflitto con l'Ucraina, i droni, che hanno seminato morte e distruzione. L'Iran con la salvaguardia russa continua nella sponsorizzazione della Siria di Assad (che è tornato nella Lega Araba) per mano dei suoi migliori «proxy» gli Hezbollah: è solo di ieri una delle tante incursioni aeree di Israele su svariati depositi iraniani di armi destinati ai suoi. E la distruzione di Israele e l'odio antiamericano sono sempre spudoratamente sulla copertina degli Ayatollah. L'Iran ha anche vantato l'inaugurazione di missili ipersonici, la sua capacità di raggiungere Israele e l'Occidente. Khamenei ha annunciato mercoledì che è pronto a un accordo se si mantengono intatte le strutture nucleari. E di questo si tratta: solo di promesse degli Ayatollah.
Robert Malley l'inviato speciale per l'Iran è sembrato molto ansioso di coronare col successo gli incontri con Amir Saeid Iravani, incaricato per l'Iran, e Ali Bagheri Kani, il negoziatore ufficiale. Secondo le rivelazioni correnti, giganteschi fondi bloccati verrebbero scongelati, per esempio 7 miliardi fermi in Sud Corea dopo l'acquisto di petrolio; 2 miliardi e 76 milioni in debiti di energia fermi in Iraq sarebbero già partiti. I capitali serviranno, si può immaginare, a finanziare Hezbollah e Hamas come nel passato oltre che per il regime delle Guardie della Rivoluzione. Ma le fonti sostengono che sarebbero destinati a usi umanitari, gestiti dal Qatar e comunque riscatteranno i prigionieri americani.
L'Iran, in ottima salute nella sua veste di alleato della Russia, per il quale la Cina ha mediato l'accordo con l'Arabia Saudita, è oggi forte, e potrebbe, forse si teme a Washington, arrivare alla bomba mentre le centrali diventano strutture inarrivabili da un attacco. Netanyahu ha già detto che, quali che siano gli accordi americani, Israele farà quello che deve per evitare la bomba iraniana. Il suo aver definito il progetto «mini deal» e non «accordo» lascia pensare a un momento di osservazione sapendo che ci vogliono 12 giorni per arrivare al 90% fatidico. Il governo di cui fidarsi è un persecutore spietato di omosessuali e donne, un fautore implacabile della pena di morte e del carcere duro.
L'accordo con gli Usa non disegna una situazione di equilibrio, ma al contrario aumenta la tensione dell'Arabia Saudita e dei Paesi del Golfo, fa scorrere denaro nelle vene dell'alleanza
antioccidentale, conduce a una corsa agli armamenti. È difficile vedere i vantaggi della scelta dell'amministrazione Biden. Difficile disegnare in Medio Oriente la pace universale. Più facile avvicinare una nuova guerra.
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