Joe Biden lancia l'ultimo affronto alla Cina, annunciando ufficialmente che nessun rappresentante dell'amministrazione Usa sarà presente ai Giochi Invernali di Pechino 2022. Una mossa che arriva mentre le tensioni tra le due potenze rimangono alle stelle, motivata dalla portavoce della Casa Bianca Jen Psaki con «il genocidio in corso e i crimini contro nello Xinjiang e altre violazioni dei diritti umani».
La decisione degli Stati Uniti potrebbe portare a scelte simili da parte di altri paesi, a partire da Canada e Gran Bretagna, aprendo la strada ad un «boicottaggio diplomatico» di massa che non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. Gli atleti invece ci saranno, e Psaki ha fatto sapere che «il Team USA ha il nostro pieno sostegno». «Saremo con loro al 100% e tiferemo da casa - ha aggiunto -. Ma non contribuiremo alla fanfara dei giochi». L'annuncio era nell'aria da tempo, viste le pressioni di molti ambienti fuori e dentro il Congresso per l'adozione di una linea dura che invii al Dragone un messaggio chiaro sul fronte della difesa dei diritti umani nel Tibet, ad Hong Kong e nello Xinjiang. Pechino, al contrario, ha sempre liquidato le critiche americane come un'ingerenza straniera negli affari interni, e sul fronte dei Giochi si è espressa ancor prima delle parole ufficiali della Casa Bianca: «Se gli Usa insistono nell'andare per la propria strada adotteremo sicuramente contromisure risolute. Le Olimpiadi Invernali non possono essere il palcoscenico per una provocazione politica», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Zaho Lijian. Sottolineando poi che «sarebbe una grave macchia per lo spirito della Carta Olimpica e una grave offesa per un miliardo e mezzo di cinesi». Gli Usa, ha concluso Zhao, «dovrebbero correggere il proprio atteggiamento, praticare uno spirito più unitario, prendere sul serio le preoccupazioni della Cina e astenersi dal politicizzare lo sport, accantonando e smettendo di promuovere il cosiddetto boicottaggio diplomatico per non intaccare l'importanza della cooperazione e del dialogo tra Cina e Stati Uniti».
Quella dell'amministrazione Biden è una decisione simbolica, che rischia tuttavia di essere la pietra tombale sul tentativo di disgelo avviato due settimane fa nel corso del summit virtuale tra il Comandante in Capo e il suo omologo Xi Jinping. A far decidere Biden per il boicottaggio delle Olimpiadi sarebbe stata anche la vicenda della star cinese del tennis Peng Shuai, per tre settimane sparita dalla scena pubblica dopo aver denunciato molestie sessuali da parte di un ex alto responsabile del Partito Comunista, vicenda che ha profondamente scosso l'opinione pubblica americana.
Per tornare a situazioni di boicottaggio diplomatico dei Giochi bisogna risalire al 1980, quando l'amministrazione di Jimmy Carter guidò oltre 60 Paesi che non parteciparono ai Giochi di Mosca per protestare contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan. Come rappresaglia quattro anni più tardi quindici Paesi insieme all'Unione Sovietica boicottarono i Giochi di Los Angeles.
Molti atleti statunitensi erano furiosi per la mossa di boicottare l'appuntamento, e un gruppo di loro ha persino intentato una causa contro il Comitato Olimpico degli Stati Uniti (USOC), cercando di ribaltare la decisione. Nel 2014, invece, l'allora presidente Barack Obama ha rifiutato di inviare il vice presidente, la first lady o uno dei membri del suo gabinetto ai Giochi di Sochi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.