Anche Joe Biden inciampa sui documenti classificati della Casa Bianca. Diverse carte riservate di quando era vice presidente sono state trovate dai suoi avvocati in un ufficio che usava al Penn Biden Center, un think tank di Washington, nel periodo in cui era professore onorario della University of Pennsylvania, dal 2017 al 2019.
La scoperta risale al 2 novembre, poco prima delle elezioni di Midterm: il giorno stesso i suoi legali hanno informato gli Archivi Nazionali, che hanno preso possesso del materiale e il dipartimento di Giustizia, che sta indagando. Tuttavia, la notizia è stata diffusa solo ieri, scatenando diversi interrogativi: se fosse emersa all'epoca, infatti, avrebbe potuto avere un impatto sul voto di metà mandato. Secondo una fonte informata citata dalla Cnn, Biden non era a conoscenza dell'esistenza di documenti classificati nel suo ex ufficio a Washington finché i suoi avvocati personali non li hanno trovati, e resterebbe ancora all'oscuro del loro contenuto. La questione ad ogni modo crea non poco imbarazzo alla Casa Bianca, perché arriva mentre il dipartimento di Giustizia sta indagando sul materiale classificato scoperto a Mar-a-Lago, la residenza in Florida di Donald Trump. Nel caso di Biden si tratterebbe di una decina di documenti riservati che si trovavano in una cartella insieme ad altre carte non classificate e sono stati subito restituiti: la Cnn riferisce che ci sono memo dell'intelligence e materiale dei briefing su dossier come l'Ucraina, l'Iran e il Regno Unito, compresi tra il 2013 e il 2016. «La Casa Bianca sta cooperando con gli Archivi Nazionali e il dipartimento di Giustizia sulla scoperta di quelli che appaiono come documenti dell'amministrazione Obama-Biden, compreso un piccolo numero di documenti marcati come classificati - ha spiegato Richard Sauber, consigliere speciale del presidente - Le carte non erano soggette ad alcuna precedente richiesta o indagine degli Archivi Nazionali». Quindi, ha precisato che gli avvocati di Biden hanno scoperto il materiale mentre stavano impacchettando i file all'interno di un armadio chiuso a chiave per liberare lo spazio dell'ufficio usato periodicamente dall'attuale Comandante in Capo dalla metà del 2017 fino all'inizio della campagna del 2020. Nel corso degli appuntamenti in corso a Città del Messico, Biden ha ignorato le domande dei giornalisti sulla vicenda, mentre in patria i repubblicani e il suo predecessore sono già partiti all'attacco. «Quando l'Fbi farà un raid nelle molte case di Joe Biden, forse anche alla Casa Bianca? Quei documenti erano sicuramente non declassificati», ha tuonato il tycoon sul suo social Truth. Mentre il deputato del Grand Old Party James Comer, presidente in pectore della commissione di controllo della Camera, che promette di chiedere lumi agli Archivi Nazionali, ha sottolineato: «Biden è stato molto critico verso il fatto che Trump ha erroneamente portato documenti classificati nella sua residenza o altrove e ora sembra che egli possa aver fatto lo stesso... Che ironia». Comer ha sottolineato che i National Archives and Records Administration rientrano nella giurisdizione della sua commissione, ma quando, mentre il Gop era in minoranza alla Camera, hanno inviato delle domande relative a Trump, sono stati indirizzati al dicastero di Merrick Garland.
«Forse ora risponderanno alle nostre domande visto che riguardano due presidenti», ha proseguito. Il neo speaker della Camera Kevin McCarthy, da parte sua, ha fatto un paragone con quanto avvenuto con Trump, affermando che la reazione in quel caso «è stata guidata dalla politica».
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