Bielorussia, la "vendetta" di Lukashenko: 18 anni all'oppositore politico Tsikhanovsky

Colpevole di aver organizzato le proteste. L'Ue minaccia nuove sanzioni

Bielorussia, la "vendetta" di Lukashenko: 18 anni all'oppositore politico Tsikhanovsky

Si conclude con una condanna a diciotto anni di carcere, dopo un processo a porte chiuse durato 173 giorni, l'odissea politica e giudiziaria di Sergei Tsikhanovsky, 43 anni, principale oppositore del presidente e padre-padrone della Bielorussia Aleksandr Lukashenko. L'imputato, finito alla sbarra insieme ad altri cinque esponenti dell'opposizione tra cui Mikalay Statkevich e il giornalista di Radio Liberty Ihar Losik, è stato ritenuto colpevole della preparazione e organizzazione di rivolte di massa in Bielorussia, anche attraverso i canali social YouTube e Telegram. «Una vendetta» del tiranno, la definisce senza giri di parole la moglie Svetlana Tsikhanovskaya, ormai nuova leader dell'opposizione al posto del marito. E la sentenza, emessa dal tribunale di Gomel, città natale di Tsikhanovsky, riapre lo scontro tra Occidente e Bielorussia sul rispetto dei diritti umani, civili e politici e sulla difesa dei valori democratici. L'Unione Europea chiede il rilascio immediato degli oltre 920 prigionieri politici nel Paese, «molti dei quali sottoposti a torture e maltrattamenti», e torna a minacciare ulteriori sanzioni. Gli Stati Uniti condannano le sentenze «politicamente motivate» e chiedono di nuovo al regime «di porre fine alla repressione dei membri della società civile, dei media indipendenti, dell'opposizione politica, degli atleti, degli studenti, dei professionisti legali e di altri bielorussi»

Arrestato dopo aver annunciato l'intenzione di candidarsi contro il dittatore, pochi mesi prima delle elezioni di agosto 2020 definite né libere né eque dall'Unione Europea, Tsikhanovsky è ormai ostaggio della dittatura di Minsk, mentre la moglie Svetlana è rifugiata in Lituania e fa campagna in Europa per un futuro democratico del Paese dopo che il marito è finito in manette e lei si è candidata al suo posto contro l'ultimo dittatore d'Europa nel voto farsa dell'anno scorso. «Il dittatore (Aleksander Lukashenko) si vendica pubblicamente dei suoi oppositori più forti, mentre nasconde i prigionieri politici in processi a porte chiuse», ha commentato su Twitter Svetlana, ormai diventata il volto più noto e combattivo del fronte anti-Minsk. Lukashenko «spera di continuare le repressioni in silenzio. Ma il mondo intero guarda. Non ci fermeremo».

La repressione in Bielorussia resta durissima. Un altro blogger anti Lukashenko, Ihar Losik, è stato condannato a 15 anni di carcere. L'ex candidato alle elezioni presidenziali nel 2010, Mikalay Statkevich, 65 anni, è stato condannato a 14 anni, gli attivisti Uladzimer Tsyhanovich a 15 anni, Artsyom Sakau a 16, e Dzmitry Papou, a 16.

Lo scorso luglio, l'ex candidato alle presidenziali del 2019 ed ex banchiere Viktor Babariko, era stato condannato a 14 anni per corruzione. A settembre, Maria Kolesnikova, una delle leader della protesta, è stata condannata a 11 anni.

Tsikhanovsky dovrà scontare la sua pena in un carcere di massima sicurezza.

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