Big in prima fila per riaccendere l'atomo. Occhi puntati su nuovi mini reattori

Enel, Ansaldo e Leonardo al lavoro su una società ad hoc. Le mosse di Eni ed Edison sigla un accordo con l'Enea

Big in prima fila per riaccendere l'atomo. Occhi puntati su nuovi mini reattori
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Dopo anni di studi e analisi sottotraccia, con una filiera che si è sviluppata al servizio del mercato estero, il nucleare italiano si prepara a una nuova stagione da protagonista. Il nuovo quadro normativo legittimerà impegni concreti sul territorio nazionale e in pole position ci sono già diversi grandi gruppi nazionali: Eni, Enel, Edison, Ansaldo Nucleare, Leonardo e Newcleo che, in ordine sparso, hanno messo in piedi diversi progetti (in solitaria, con alleanze e con nuove società di sviluppo).

L'ultima novità in ordine di tempo riguarda la collaborazione tra Edf, la controllata italiana Edison e l'Enea per sviluppare tecnologie nucleari innovative di piccola taglia, come quella dei piccoli reattori modulari (Smr). In particolare, la collaborazione si focalizzerà sullo sviluppo di questo nuovo nucleare per esigenze industriali.

A cavalcare il ritorno all'atomo per reintrodurre la generazione nucleare come fonte di produzione di energia elettrica sono anche tre big dell'industria come Enel, Ansaldo e Leonardo. I tre player sono al lavoro per creare una società ad hoc che non produrrà reattori, ma farà valutazioni e dovrà individuare le condizioni necessarie perché sia possibile creare una filiera produttiva in Italia che realizzi questi impianti su scala industriale. La capofila Enel, in particolare, ha un grande know how sul settore perché gestisce e ha realizzato impianti in Spagna e in America Latina ma anche in Slovacchia, dove ha completato la costruzione e avviato l'entrata in funzione di una centrale nucleare tradizionale. L'attenzione, anche di Enel, oggi in realtà si è spostata in particolare sui mini reattori nucleari modulari che si avvalgono di tecnologie di terza generazione: sono molto più piccoli degli impianti tradizionali (grandi meno della metà di un campo da calcio) e sono considerati più sicuri, perché hanno sistemi automatici per il raffreddamento del reattore.

A muoversi in solitaria, negli Usa, è invece Eni che collabora con il Commonwealth Fusion Systems (Mit di Boston) nello sviluppo di una diversa forma di energia nucleare, quella che deriva dalla fusione a confinamento magnetico: anziché dalla rottura degli atomi pesanti che si attua con la fissione, l'energia viene generata dall'unione di atomi leggeri. Eni prevede di realizzare la prima centrale nucleare a fusione industriale nei primi anni del duemilatrenta.

A lavorare da anni per il ritorno del nucleare in Italia è anche la startup Newcleo che produce piccoli reattori modulari ultra-compatti di nuova generazione, pensati per essere prodotti in serie e trasportati.

Fondata nel 2021, ha raccolto più di mezzo miliardo di euro. Tra gli investitori ci sono Exor Seeds, il braccio di venture capital della holding di John Elkann, la famiglia Malacalza, Paolo Merloni di Ariston, l'ex presidente di Cassa Depositi e Prestiti Claudio Costamagna, la dinastia svedese dei Lundin, il miliardario italiano Manfredi Lefebvre, Liftt e il Club degli Investitori. Newcleo è stata fondata in Inghilterra, ma in autunno sposterà il quartier generale a Parigi. In Italia ha sei sedi, incluso il centro di ricerca di Torino. Lavorano in Italia circa 400 degli oltre 800 dipendenti e il 70% degli ingegneri.

A vario titolo, e con un quadro normativo

certo, potranno comunque crescere i soggetti coinvolti che si tratti di sviluppo diretto o indiretto dovranno essere in partita utility ed energetici, ma anche chi fa le infrastrutture per il trasporto dell'energia stessa.

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