Libero. Moses Omogo, accusato di complicità nel rapimento della piccola Sofia, lascia il carcere di Castrovillari dopo l'interrogatorio di garanzia. «Non sapevo nulla, ho creduto nella gravidanza di mia moglie» dichiara al gip Claudia Pingitore.
Scenario confermato dalle dichiarazioni della donna, Rosina Vespa. «Ho fatto credere a tutti di aspettare un bambino fino a quando non è arrivata la polizia a casa». Libero di lasciare il carcere, il senegalese, anche se resta indagato come complice nel sequestro aggravato di minore. Il gip, difatti, ha convalidato il suo arresto in flagranza, effettuato dalla squadra mobile di Cosenza, ma ha ritenuto «non opportune - si legge sull'ordinanza - le esigenze di custodia precautelare». Una contraddizione? No. Se da una parte è stata accolta dal pm Antonio Bruno Tridico la tesi della difesa, secondo cui l'uomo era ignaro del piano escogitato dalla moglie, tanto da chiederne la scarcerazione, dall'altra, almeno fino a quando le indagini non saranno concluse, resta indagato come corresponsabile di reato.
Si attendono gli esami sui cellulari di moglie e marito, le immagini delle telecamere acquisite dagli inquirenti nelle fasi del sequestro, la verbalizzazione di testimoni in grado di ricostruire una storia a dir poco surreale. «II mio assistito - spiega l'avvocato Gianluca Garritano all'uscita del carcere - è stato creduto totalmente perché lui stesso ha ritenuto credibile la gravidanza. Ci sono anche delle foto che ritraggono Moses mentre bacia la pancia della moglie». Resta da capire perché si reca in clinica con la moglie vestita da infermiera. E perché porta a casa la piccola Sofia pur sapendo che la donna aveva partorito un maschietto. Moses si rende conto solo in strada che il neonato non è quello che si aspettava, tanto che fra i due nasce una discussione. Nonostante ciò entra in auto e si allontana per andare a casa dove li attendono amici e parenti per i festeggiamenti. Insomma, se l'uomo è stato ingannato come tutti da Rosa sulla fantomatica gravidanza e nascita del «figlio», Ansel, nel portare a termine il rapimento non poteva non sapere di aver preso il bambino sbagliato. Almeno stando a quello che aveva raccontato a tutti Rosa. Il pomeriggio del 21 gennaio, quando Valeria Chiappetta e Federico Cavoto, i genitori della bimba, si accorgono che la figlia è stata portata via, inizia un incubo durato 4 ore. Fino a quando Sofia viene riportata al Sacro Cuore dagli agenti. Una corsa contro il tempo, per i poliziotti, che temevano il peggio. «Rosa aveva un pancione credibile - conclude l'avvocato Garritano -. Al marito ha mostrato anche una lettera di dimissioni dalla clinica».
Rosa Vespa, dal canto suo, durante l'interrogatorio non ha spiegato le ragioni del suo gesto. «Mio marito non sapeva nulla - dice in lacrime -. Ho fatto tutto da sola, non ci sono altre persone coinvolte.
Non volevo fare del male a nessuno» aggiunge. Il suo legale, Teresa Gallucci, ha chiesto per Rosa l'applicazione di una misura meno restrittiva del carcere, come gli arresti domiciliari, e l'autorizzazione a sottoporre la 52enne a una visita psichiatrica.
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