Milano L'omicidio volontario, i maltrattamenti e anche la tortura. Dovrà rispondere di queste accuse Alija Hrustic, 25enne di origini croate rinviato ieri a giudizio per aver seviziato e ucciso il figlio di poco più di due anni. Il delitto a Milano il 22 maggio scorso, in una casa popolare di via Ricciarelli, nel quartiere San Siro. Il gup Livio Cristofano ha accolto la richiesta del pm Giovanna Cavalleri che ha condotto l'inchiesta e per la prima volta in Italia ha contestato il reato di tortura, da poco istituito, in ambito familiare. Il processo partirà il 27 aprile davanti alla Corte d'assise.
Il gup ha invece respinto l'istanza della difesa, rappresentata dall'avvocato Giuseppe de Lalla, che chiedeva di derubricare l'ipotesi di omicidio volontario aggravato in quella di omicidio preterintenzionale. La versione dell'imputato, presente ieri all'udienza, è infatti che la morte del piccolo sia stata un incidente. Anche la mamma della vittima era in aula ieri. Assistita dall'avvocato Patrizio Nicolò, si è costituita parte civile contro il marito. La donna ha altri tre figli piccoli, per i quali è stata avviata la procedura di adottabilità.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini della Squadra mobile, Hrustic ha ucciso il figlio al termine di una notte di sevizie. Avrebbe infierito sul piccolo con calci, pugni, bruciature di sigarette sul corpo e ustioni sui piedini. Le violenze sarebbero state inflitte al bambino anche nei due giorni precedenti all'omicidio. Il piccolo sarebbe morto infine a causa di alcuni colpi inferti alla fronte. L'avviso di chiusura delle indagini ricostruisce che l'uomo ha colpito il figlio con «calci e pugni», gli ha provocato «almeno tre bruciature con l'estremità di sigarette accese» e ha ustionato «con una fiamma viva» i piedi del bimbo. Un accendino oppure un fornello.
Il pm contesta al giovane croato l'aggravante di aver agito «con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato». Il 25enne è accusato inoltre di maltrattamenti nei confronti della moglie, che era incinta all'epoca dei fatti, e degli altri figli piccoli.
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