Blasfemia, Asia Bibi assolta. Ma il Pakistan la vuole morta

La contadina cristiana presto libera, scoppia la rabbia degli estremisti islamici. La famiglia: «Abbiamo paura»

Blasfemia, Asia Bibi assolta. Ma il Pakistan la vuole morta

Asia Bibi sarà presto libera, la pena capitale per blasfemia è stata annullata, ma gli estremisti islamici che la vogliono morta hanno scatenato violente proteste in mezzo Pakistan. Il calvario della «martire» cristiana, in carcere da oltre nove anni ingiustamente, è finito ieri mattina. «La pena di morte viene annullata. Asia Bibi è assolta. Se non ci sono altre accuse contro di lei può essere liberata» ha sentenziato il presidente della Corte suprema, Saqib Nisar leggendo il verdetto. Nel 2009 l'umile contadina cristiana era stata denunciata per blasfemia da Mohammad Salam, un imam della moschea di Ittanwali, villaggio del Punjab dopo un alterco con alcune donne musulmane durante il lavoro nei campi. La suprema corte pachistana ha annullato la sentenza capitale affibbiata sbrigativamente nel 2010 per «le contraddizioni nelle testimonianze». Bibi si è sempre dichiarata innocente, ma ha passato 3240 giorni in carcere grazie ad una legge arbitraria e medievale.

«Non posso credere a quello che sento. Uscirò ora? Mi lasceranno veramente libera?» sono state le prime parole della perseguitata cattolica di 47 anni nel carcere di Sheikupura. Bibi ha cinque figli e la minore, Eisham Ashiq, ha detto fra le lacrime: «Non vedo l'ora di riabbracciare mia madre. Finalmente le nostre preghiere sono state ascoltate». Per Asia Bibi aveva fatto sentire la sua voce Benedetto XVI e Papa Francesco ha incontrato i familiari in Vaticano. «Ora finalmente la nostra famiglia si riunirà, anche se purtroppo dubito che potremo rimanere in Pakistan» dichiara il marito, Ashiq Masih.

La sentenza di assoluzione era nell'aria e gli estremisti islamici da settimane invocano il patibolo non solo per la contadina cattolica, ma soprattutto per i giudici se avessero osato annullare la pena capitale. Forze paramilitari sono state schierate a protezione del Parlamento e del palazzo della Corte suprema a Islamabad. Circa mille manifestanti, armati di mazze, hanno bloccato l'autostrada che porta alla capitale. Barricate sono state erette in diversi incroci di Karachi, culla dell'integralismo. Khadim Hussain Rizvi, leader dei uno dei partiti religiosi estremisti, ha incitato alla rivolta in tutto il Paese.

L'avvocato Saif ul-Malook ha spiegato che ci vorranno alcuni giorni prima dell'effettivo rilascio della cristiana innocente. «La situazione è tesa. Abbiamo tutti paura di ritorsioni compresa la mia famiglia - ammette il legale - ma finalmente è stata fatta giustizia».

Si temono nuovi massacri anti cristiani come è accaduto a Gojra nel 2009 e a Joseph Colony nel 2013. E domani, venerdì di preghiera, i fondamentalisti si scateneranno all'uscita delle moschee.

Aiuto alla chiesa che soffre, si è sempre battuta per la liberazione di Bibi e il 20 novembre «illuminerà di rosso il Canal grande a Venezia» per non dimenticare i cristiani perseguitati nel mondo. Il direttore, Alessandro Monteduro, è preoccupato: «Il fatto che sia ancora in carcere mi terrorizza. Nessuno si è preso in carico la sua sicurezza una volta liberata. E speriamo che non si scatenino assalti contro la minoranza cristiana». Bibi ed i suoi cari dovrebbero venire accolti dal Canada che ha offerto protezione e asilo. Fra i politici italiani solo Giorgia Meloni di Fdi e Antonio Tajani hanno preso subito posizione.

«Asia Bibi è finalmente libera! La sua innocenza è stata riconosciuta e la condanna a morte revocata - ha twittato il presidente del Parlamento europeo - Le autorità del Pakistan garantiscano ora la protezione di Bibi e della sua famiglia».

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