Antony Blinken incontra Benjamin Netanyahu, ma non smuove il premier israeliano sul rischio di un attacco a Rafah, mentre all'Onu fallisce il tentativo americano sul cessate il fuoco a Gaza. Russia e Cina hanno posto il veto in Consiglio di Sicurezza alla risoluzione elaborata dagli Usa che sottolineava «l'imperativo di un cessate il fuoco immediato e prolungato per proteggere i civili, consentire la consegna di assistenza essenziale e alleviare la sofferenza umanitaria».
«Ha avuto un supporto forte ma è stata cinicamente bloccata da Mosca e Pechino», ha detto il segretario di stato Usa, mentre l'ambasciatrice alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield ha parlato di una decisione «meschina» delle due potenze, che «semplicemente non volevano votare per una risoluzione preparata dagli Stati Uniti» «Supportare questo testo significa coprirsi di vergogna, non possiamo permettere che il Consiglio di sicurezza sia uno strumento di Washington per le sue politiche in Medio Oriente. Inoltre dà a Israele la luce verde per un attacco a Rafah», ha replicato l'ambasciatore russo Vassily Nebenzia. Mentre per il cinese Zhang Jun il documento - che ha ottenuto 11 voti a favore, 3 contrari (anche l'Algeria) e un'astensione (la Guyana) - «è ambiguo», e «il fatto di non esprimere una chiara opposizione a un attacco a Rafah manda un segnale sbagliato».
Sul tavolo dell'organismo Onu c'è ora una bozza alternativa portata avanti da diversi membri non permanenti, che verrà votata stamattina, e «chiede un immediato cessate il fuoco umanitario per il mese di Ramadan» oltre al rilascio immediato di tutti gli ostaggi. Ma il suo destino sembra segnato visto che gli Usa hanno già espresso il loro parere contrario. Allo stesso tempo, il presidente francese Emmanuel Macron ha spiegato che Parigi lavora a una nuova risoluzione alle Nazioni Unite per chiedere «un cessate il fuoco immediato e l'accesso umanitario», con l'obiettivo di trovare un accordo con i partner europei, arabi e gli Usa.
Blinken, da parte sua, nell'incontro a Tel Aviv con Netanyahu ha avvertito l'alleato sulle conseguenze di un'offensiva a Rafah: «Condividiamo il loro obiettivo di sconfiggere Hamas, ma una operazione militare di terra a Rafah non è il modo per farlo perché rischia di isolare ulteriormente Israele nel mondo». Inoltre, secondo i media, il capo della diplomazia Usa ha avvisato il premier e il suo gabinetto di guerra del rischio che lo Stato ebraico, senza un piano per il «day after» senza Hamas, rimanga impantanato per anni a Gaza, vedendo minata la sua posizione internazionale e la sicurezza nazionale. «Non lo capite, e quando lo capirete potrebbe essere troppo tardi», ha precisato Blinken. Netanyahu, tuttavia, va avanti per la sua strada, e ha spiegato al segretario di stato che «non c'è modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah». «Gli ho detto di sperare che lo faremo con il sostegno degli Stati Uniti, ma se sarà necessario lo faremo da soli», ha aggiunto.
Anche il ministro del Gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz ha definito un «imperativo» completare la missione a Gaza, «inclusa Rafah, e smantellare i terroristi di Hamas dopo il massacro del 7 ottobre».
Ieri una delegazione israeliana guidata dal capo del Mossad David Barnea (con il capo dello Shin Bet, Ronen Bar) è partita per Doha per una nuova tornata di negoziati, e incontrerà il direttore della Cia William Burns e i mediatori di Egitto e Qatar. Nel frattempo anche il Consiglio europeo ha mandato un messaggio a Israele: come ha sottolineato il presidente Charles Michel, «l'Ue chiede una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile».
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