Non saranno venti di guerra, ma di sicuro l'aria che tira sul confine russo-ucraino e nel Mar Nero non è rassicurante. La tensione è sempre più alta tra Est e Ovest, con un ammassamento di truppe russe senza precedenti e con le esercitazioni navali ordinate da Mosca al largo della Crimea. L'Ucraina è tornata a essere una polveriera, con nuovi scontri nel Donbass, la repubblica separatista filorussa. La Nato e gli Stati Uniti cominciano a muovere anche loro le truppe, mentre sono in arrivo nel Mar Nero due navi da guerra americane. Per ora solo esibizioni di forza, ma basterebbe una scintilla per scatenare un conflitto. I contendenti ne sono consapevoli e, nonostante minacce e manovre militari, aprono una finestra di dialogo.
La giornata è stata inaugurata dai combattimenti nel Donbass dove, secondo gli osservatori dell'Osce, l'esercito ucraino avrebbe attaccato con mortai e lanciagranate le postazioni delle milizie filorusse. Un soldato ucraino è morto mentre altri tre sono rimasti feriti.
L'Alleanza Atlantica sta valutando le mosse da fare. Ieri, nel vertice a Bruxelles, il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il leader della Nato Jens Stoltenberg hanno parlato di «necessità immediata» che la Russia «interrompa ogni rafforzamento militare aggressivo ai confini dell'Ucraina». Il Cremlino ha replicato che anche la Nato sta spostando forze ai confini russi. Joe Biden ha esortato Vladimir Putin ad «allentare le tensioni» e ha proposto un vertice in un Paese terzo.
Il Cremlino è disponibile a un faccia a faccia ma ha anche affermato che «sono prive di fondamento le preoccupazioni» degli Usa e di altri Paesi, spiegando che ci sarà una de escalation «solo quando le forze di Kiev rinunceranno alle loro azioni provocatorie». RiP
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