«Lo ius soli non è nel contratto, ma auspico una serena discussione dove non ci siano reazioni emotive. Si può anche valutare la prospettiva di una nascita sul territorio italiano ma deve essere collegata ad un percorso di integrazione serio».
Giuseppe Conte spiazza tutti e ad Assisi dove partecipa alla consegna della lampada della pace nel sacro convento di San Francesco, detta parole sorprendenti sulle regole per la cittadinanza, pur circoscrivendole all'interno di una serie di rpecisazioni. C'è chi vede nelle parole di apertura di Giuseppe Conte sullo ius soli una improvvisa voglia di giallorosso, intesa non come simpatia per la Roma di cui il premier è tifoso ma come possibile rilancio di una alleanza con il centrosinistra. E chi ritiene che anche il presidente del Consiglio sia entrato nella logica della contrapposizione continua con la Lega per arginarne lo strapotere elettorale. Fatto sta che anche Luigi Di Maio è costretto ad arginare la portata delle parole di Conte e del suo «riflettiamoci»: «Non comprendo tutto questo trambusto dietro le dichiarazioni del presidente del Consiglio. Conte ha specificato che lo ius soli non è nell'agenda di governo. E lo ribadisco: non è nell'agenda del governo e non sarà dunque una misura che questo governo discuterà, anche perché c'è già una normativa in Italia che regola la cittadinanza. La riflessione auspicata dal presidente riguarda una sua sensibilità. Legittima, per carità, ma personale».
Se nella Lega si registra stupore, ma ufficialmente tutto tace, le reazioni più forti arrivano da Forza Italia e Fratelli d'Italia. Dice l'azzurro Lucio Malan: «Conte, cedendo a chissà quali pressioni, apre allo ius soli. Si tratta di un automatismo sbagliato. Di Maio si è affrettato a dire che si tratta di una sensibilità personale del premier e che non è in agenda: speriamo sia così visto che lo stesso Di Maio la scorsa legislatura firmò la proposta del M5S per allargare le maglie sulla cittadinanza. Non è certo questo ciò che chiedono gli italiani». Contesta l'apertura di Conte anche Annagrazia Calabria. «Siamo convinti che potersi dire italiani sia un orgoglio e che questo possa verificarsi solo al termine di un percorso volontario di conoscenza della nostra storia e di adesione ai nostri valori, alla nostra cultura e alle nostre tradizioni. Ecco perché lo ius soli è un principio sbagliato». Francesco Paolo Sisto batte, invece, sul tasto del contratto di governo a intensità variabile. «Registriamo la disinvoltura con cui gli esponenti dell'esecutivo si approcciano al contratto di governo, considerato un dogma in alcuni casi e un ostacolo aggirabile in altri. L'impressione, comunque, è che Conte abbia voluto provocare uno dei due partiti di governo, proseguendo in quello stillicidio tra alleati che è la cifra distintiva di questo esecutivo».
Dentro Fratelli d'Italia le posizioni sono altrettanto nette: «Il governo cede nuovamente alle pressioni della sinistra e non chiarisce ai cittadini la propria posizione su un tema importante. Io non ho dubbi: no allo ius soli e no alla cittadinanza per automatismo» dice Giorgia Meloni.
E il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida aggiunge: «È evidente che se lo ius soli dovesse arrivare in Aula si aprirebbe uno scontro parlamentare, dagli esiti incerti. Conte farebbe meglio, contratto o non contratto, a pensare ai diritti e ai problemi degli italiani. Quegli stessi italiani che il 4 marzo 2018 hanno chiaramente detto no anche allo ius soli».
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