Mi stanno chiamando dalla Scozia, chi sarà? E poi numeri finlandesi, australiani, cingalesi, brasiliani. «Bloccare i numeri dei call center è diventato un lavoro» è la nuova tendenza su X (fa ancora strano non chiamarlo Twitter), e in effetti chi si lamenta mica ha torto: ogni giorno decine di telefonate provenienti da chiunque voglia venderti qualcosa, come minimo devi rispondere, capire che è un call center, e riattaccare. D'altra parte è il prezzo da pagare per avere ogni servizio di messaggistica gratis, stare su internet, scrivere su un social (eh sì, anche su X): è tutto gratis perché, si sa, vendono i nostri dati (non attaccate però con la sindrome dell'essere spiati, nessuno vi spia, se non per avere i vostri contatti e cercare di rifilarvi un servizio di cui non avete bisogno).
Inutile installare app per bloccare il bombardamento telefonico, trovano sempre il modo di aggirare qualsiasi sistema. Né serve insultarli o minacciarli, richiamano come niente fosse, e poi all'altro capo ci sarà un poveraccio sottopagato per stalkerizzare voi. Io, devo dire, essendo uno scrittore e pure misantropo, non ho questo problema, perché rispondo solo quando chiamo io, però mi rendo conto che non tutti possono permettersi di non rispondere al telefono.
Oltretutto io stesso, con i tempi che corrono, a volte penso: e se non dovessi più guadagnare con la scrittura? Cosa farò? Non so fare niente, solo scrivere, però forse potrei riuscire a fare telefonate che fanno infuriare gli altri: insomma un giorno potrei essere io a stalkerizzarvi, bisogna avere pietà.
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