Dal blog dei 5 Stelle parte l'avviso di sfratto per i vertici di Cdp

Roventini: "La Cassa è stata mal utilizzata". L'obiettivo? Sfruttarla per investire nel Sud

Dal blog dei 5 Stelle parte l'avviso di sfratto per i vertici di Cdp

Abbiamo una banca. Rispetto ai tempi di Fassino e Consorte, il vantaggio sarebbe netto perché, invece dell'acquisizione di una banca privata (Unipol), stavolta si tratterebbe di far funzionare qualcosa che c'è già, la Cassa Depositi e Prestiti. Quasi come se fosse quella «banca pubblica che sostenga l'economia reale» vagheggiata al dodicesimo punto del programma dei Cinquestelle. Il dossier nomine è aperto da mesi, in casa grillina, e la questione Cdp pare abbia già fatto capolino tanto nelle trattative con il leghista Salvini quanto nell'incontro della scorsa settimana tra Luigi Di Maio e l'ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg. Cui il capo politico grillino avrebbe chiesto sostegno per sbloccare il braccio di ferro in corso. I vertici di Cdp, nominati fragorosamente nella primavera 2015 dall'arrembante Renzi prima maniera, si avviano a scadenza: l'assemblea sul bilancio è prevista il 20 giugno in seconda convocazione. Che si vada verso un'accelerazione è presumibile, a giudicare dai segnali giunti dal mondo grillino dove circola già il nome di un papabile timoniere della Cassa, l'attuale ad di Invitalia, Domenico Arcuri.

Di certo, il «ministro designato» da Di Maio all'Economia, Andrea Roventini, ha già schierato i propri carrarmatini sull'intero Risiko delle poltrone. «Si tratta di più di 60 aziende partecipate pubbliche - ha scritto sul sito M5S -... non è un'occasione per fare tabula rasa... Però un governo dimissionario, la cui maggioranza politica è stata così pesantemente ridimensionata dagli elettori, non può decidere da solo». E se in alcuni casi urgenti, tipo Saipem, sarà necessario procedere con «intese di carattere generale», nel caso della Cdp, «impresa strategica per il nostro Paese che può diventare veicolo d'innovazione e crescita», le mire di M5S sono assai più ambiziose. I vertici attuali sono stati prescelti da Renzi: Costamagna ex Goldman Sachs, Gallia dalla Bnl. Già per questo ritenuti poco congeniali al progetto grillino, che si muove sulla linea della relazione di fine legislatura della Commissione di vigilanza. La Cdp, alla stregua della prima Mediobanca, «deve poter giocare un ruolo importante a sostegno dello sviluppo infrastrutturale», vi era scritto. Secondo Roventini, «purtroppo negli anni la Cdp invece non ha contribuito come avrebbe potuto, per mancanza di un chiaro indirizzo da parte del potere esecutivo». Mal utilizzata dai governi o dal management, per M5S deve diventare «banca di sviluppo» che possa far aggirare i vincoli europei, e necessita di guida politica. Nelle trattative di questi giorni, un punto di fondamentale interesse anche per Salvini, visto che una delle attività prevalenti della Cdp è il finanziamento agli enti locali. E Roventini già immagina una sinergia tra Cdp e Invitalia di cui, appunto, è ad Arcuri.

I Cinque Stelle dovranno comunque fare i conti con gli altri azionisti di Cdp, le fondazioni capitanate da Giuseppe Guzzetti.

Nello statuto della Cassa Depositi nella parte dedicata all'elezione dei membri del cda si legge, infatti, che presidente della società è «il primo della lista che è risultata seconda per numero di voti». Ovvero, guardando ai pesi azionari, quella che sarà presentata dalle Fondazioni. E da cui potrebbe spuntare fuori il nome di Gaetano Micciché, capo di Imi, la banca d'investimento del gruppo Intesa Sanpaolo.

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